Quest’anno ricorre il 150° anniversario della dichiarazione di S. Giuseppe patrono della Chiesa Universale. In occasione di tale ricorrenza il Papa ha scritto la Lettera Apostolica Patris Corde, inviando a tutti noi fedeli un chiaro messaggio: S. Giuseppe è un uomo da imitare!
Come fraternità Ofs, abbiamo accolto questo invito e condiviso, grazie all’aiuto del nostro P. Assistente P. Ciro, gli spunti di riflessione che il Papa ci offre. S. Giuseppe riveste un ruolo centrale nella storia della salvezza e il suo modo di accogliere il progetto di Dio è bello e consapevole al pari della chiamata di Maria. Troppo spesso di questo Santo abbiamo solo una conoscenza sommaria, anche perché di lui non viene riportata nessuna parola nei Vangeli.
L’iconografia e quindi l’arte, che è espressione di un pensiero ed è strettamente legata alla teologia. Ci mostra talvolta la figura di San Giuseppe come uomo maturo, avanti con l’età a voler esprimere la portata spirituale della sua figura, come nello Sposalizio di Raffaello di epoca Rinascimentale, altre volte nel vigore dei suoi anni e in atteggiamenti teneri e amorevoli con Gesù, come nella rappresentazione del Botticelli che raffigura San Giuseppe che sostiene il bambino. Papa Francesco definisce San Giuseppe “Padre amato”, da Gesù per primo e dalla Chiesa che lo venera tra i Santi più importanti; ma anche “Padre da amare” perché ci suggerisce ancora una volta che il vero amore ci spinge a farci dono per l’altro, di induce a metterci al servizio rinunciando a qualcosa di noi.
“Padre della tenerezza”, si legge nella lettera apostolica, perché San Giuseppe è riuscito a far entrare Dio tra le mille pieghe della sua fragilità , dei suoi dubbi, del suo senso di giustizia, riconoscendosi creatura amata. E’ facile, ci siamo detti, interpretare male le vicende avverse della vita che tante volte appesantiscono il nostro cammino di fede e ci sembra creino ostacoli al nostro andare: è proprio nella debolezza e nella fragilità che Dio opera e manifesta la Sua grandezza.
E’ stato molto arricchente scoprire, grazie all’aiuto di alcuni fratelli della fraternità di Pozzuoli, come ci siano delle analogie tra S. Giuseppe e S. Francesco. Ad entrambi Dio si rivela attraverso il sogno e in entrambi trova un animo accogliente e pronto ad aderire alla Sua volontà: S. Giuseppe ha avuto ben quattro visite angeliche in sogno, per S. Francesco fu determinante il sogno di Spoleto, come si legge nelle Fonti Francescane (1492) Giunto a Spoleto, preoccupato del viaggio, a notte fatta si stese per dormire. E nel dormiveglia udì una voce interrogarlo dove stesse andando. Lui rivelò per ordine tutto il suo progetto. E la voce: “Chi può meglio trattarti: il Signore o il servo?“. Rispose: “Il Signore”. Replicò la voce: ” E allora perché abbandoni il Signore per il servo; il Principe per il dipendente? “. Francesco rispose: “Signore che vuoi ch’io faccia? “. Disse: “Ritorna nella tua città, per fare quello che il Signore ti rivelerà“. Per grazia divina si sentì subito mutato, così gli pareva, in un altro uomo.
L’obbedienza è stata una virtù di San Giuseppe al pari di San Francesco. Obbedienza intesa non come atteggiamento remissivo, quasi a voler compromettere la nostra intelligenza e il nostro volere, ma al contrario…l’obbedienza nasce dall’ascolto della Parola di Dio che proprio grazie all’azione dello Spirito Santo e alla nostra capacità di incarnarla ci rende docili al volere di Dio. L’obbedienza di San Giuseppe e di San Francesco si trasforma subito in un “fare”, un realizzare il progetto di Dio che assume le sfumature tanto più belle e intense quanto più saremo in grado di ascoltare la Sua voce.
Il Papa ci invita a riflettere anche sul “coraggio creativo” di San Giuseppe che tra le avversità riesce a compiere la sua missione di padre e ad assicurare cura, attenzione e amore a Gesù. Un uomo, San Giuseppe, che da voce a tanti uomini e donne di buona volontà che in questo periodo di pandemia hanno cambiato il corso della storia grazie al loro operato spesso discreto, silenzioso, nascosto, in particolare tutti quelli che in qualsiasi modo sono riusciti a farsi prossimo dei più bisognosi: il personale sanitario, gli insegnanti, gli addetti ai servizi essenziali e alle attività commerciali di prima necessità, ma anche i consacrati, gli animatori parrocchiali e in modo speciale un papà, vicino alla nostra realtà francescana che ci ha fatto dono della sua testimonianza e che con coraggio e tanto amore donerà un rene al proprio figlio affetto da una rara patologia.
Come Famiglia Francescana abbiamo affidato a San Giuseppe la preghiera del “Rosario itinerante”, che abbiamo recitato tutti i mercoledì del mese di Maggio, all’aperto, nel cortile di varie abitazioni del rione Cappuccini, confidando nell’intercessione dello Sposo di Maria affinchè la vita di fede di ciascuno di noi possa essere sempre illuminata e guidata dal suo esempio.
di Alessandra Gargiulo