Per abbeverarci ancora

Sabato 20 giugno il gruppo degli esercizi spirituali di gennaio si è rivisto per un altro appuntamento con il nostro arcivescovo don Franco Alfano. Questa volta ci siamo incontrati nel seminario di Vico Equense.
 
E’ stato bello e importante ritrovarsi, coscienti che il cammino iniziato a gennaio sta continuando e ci sta unendo in una più profonda amicizia con Gesù e tra noi.
 
E’ un bisogno, una sete interiore che ci fa lasciare i nostri impegni per venire ad abbeverarci alla sorgente dell’acqua viva che il Signore ci dona attraverso il nostro vescovo.
 
Abbiamo iniziato la giornata con la celebrazione delle lodi nella cappella per poi trasferirci nella sala conferenze e seguire la lectio divina dell’arcivescovo sudi un altro brano del vangelo di Marco (Mc10,41-52).
 
Protagonista è il cieco Bartimeo, mendicante fuori la città di Gerico, che sente passare Gesù e grida a lui il proprio bisogno di luce: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me”. Rassegnato a restare nel buio per il resto della sua vita, ora scorge in Gesù la possibilità di cambiare la sua triste situazione, si accende in lui la luce della speranza e la grida con tutta la sua forza. Il grido del povero infastidisce sempre, suona come una provocazione che inquieta… I discepoli di Gesù vogliono zittirlo ma lui grida ancora più forte. Così facendo i discepoli dimostrano che sono loro i veri ciechi. Chi sta con Gesù non può non vedere la necessità dei poveri, non può non sentire il grido del loro bisogno, non può soffocare la loro voce. Gesù è venuto per loro …”per dare la vista ai ciechi…” La fede è credere che Gesù è la luce della mia vita: “Chi crede in me avrà la luce della vita e non cammina nelle tenebre…”
 
Gesù non passa oltre, egli è il volto e il cuore del Dio che disse a Mosè : “Ho ascoltato il grido del mio popolo”. Gesù si ferma e lo fa chiamare. Questa chiamata provoca in Bartimeo una risposta pronta, qualcosa di simile a una risurrezione che l’evangelista descrive con le parole “balzò in piedi e gettò via il mantello”. Bartimeo si alza dalla sua prostrazione e abbandona il mantello delle effimere sicurezze terrene e corre da Gesù. La chiamata ha fatto già di lui un uomo nuovo. Chiede di vedere di nuovo. Non era nato cieco. Conserva nel cuore la nostalgia di quella luce che aveva perso e crede che solo Gesù potrà ridargliela.
 
“La tua fede ti ha salvato” dice Gesù a Bartimeo nel dargli la vista. La fede che salva è la luce che ci fa vedere l’amore di Gesù per noi e ci permette di seguirlo lungo la sua strada, fino al Calvario.
 
Ora Bartimeo non è più uno che mendica qualcosa dagli altri per sopravvivere ma un discepolo illuminato, felice e ricco dell’amore del suo Signore.
 
Bartimeo ci rappresenta tutti e la sua storia ci aiuta a capire che se vogliamo essere salvati dobbiamo prendere coscienza della nostra cecità, delle tenebre del nostro peccato, e portarle dinanzi a Gesù, il solo che ci può dare la luce della vera vita.
 
L’Arcivescovo ha concluso la lectio invitandoci a meditare sulla gioia della chiamata cristiana e a leggere i primi capitoli dell’ esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco.
 
La meditazione  personale nei luminosi ambienti del seminario, la celebrazione eucaristica e il pranzo comune hanno completato la giornata, lasciandoci il desiderio di rivederci ancora.

 

di Raffaella GRASSO