Servizio Pastorale della Salute

Qui si entra per pregare e si esce per amare

“Qui si entra per pregare e si esce per amare”: è la scritta affissa sulla porta della nostra piccola cappella dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Sorrento. Oggi più che in altre occasioni, è quello che si sta sperimentando nel nostro pur piccolo nosocomio. Si vedono i volti dei nostri operatori stanchi ed impauriti sostare, anche solo per qualche minuto, in genuflessione davanti al grande Cristo, che domina nella nostra cappella, per poi recarsi nei reparti a compiere il proprio dovere, ma con la consapevolezza maggiore che amare il prossimo è sinonimo di curare, essere accanto ai malati.

Quelle che stiamo vivendo nel nostro ospedale, non sono certo giornate ordinarie, io come Ministro straordinario della Comunione, ma anche moglie di un operatore della radiologia, so bene ciò che passa nella mente e nei cuori di tutti loro.  Molti degli operatori che sono in prima linea per il pre-triage dei malati di Covid-19, restano trepidanti dei risultati dei tamponi non solo per la loro legittima incolumità ma sopratutto perchè nei volti di questi ammalati vedono un loro fratello. Spesso sono costretti a rimanere in ospedale o a vivere, ove possibile, isolati dal resto degli altri familiari, per paura del contagio. Alla piccola famiglia dell’ospedale è stata affidata una sfida inedita, siamo stati chiamati ognuno per il proprio ruolo a mettere in campo energie e risorse straordinarie, e a dare il meglio di noi stessi, anche se a volte le condizioni non sono sempre al massimo.

Ero anch’io presente in ospedale domenica 8 marzo, la domenica precedente alla sospensione del nostro ministero, quando c’era il sospetto di un caso di coronavirus, e non era ancora stata istallata la tenda esterna. Non è stato facile continuare il servizio, avvicinare ogni ammalato del reparto che mi era stato affidato, avevo un pò di paura, ma ha prevalso la gioia di portare Cristo ai malati, la certezza di voler sostenere gli ammalati, dar loro conforto, parlare di Gesù, asciugare qualche lacrima.

Anche noi ministri straordinari della Comunione ci sentiamo un pò spiazzati, personalmente mi manca il contato con gli ammalati, mi manca la celebrazione Eucaristica. Anche al nostro gruppo di auto mutuo aiuto è stato giustamente impedito di riunirsi,  stiamo cercando di sostenere i malati oncologici attraverso i social e tutti i mezzi di comunicazione possibili. L’incontro del 16 marzo si è svolto in modo insolito, abbiamo organizzato una “chiacchierata scritta”, abbiamo lasciato i nostri numeri telefonici per chiamate o video chiamate per dare loro ascolto. La fantasia non ci manca e cerchiamo di essere il più presente possibile, usando tutti i social messi a disposizione della tecnologia e far capire ai malati che non sono soli in questo momento difficile, che il cappellano e tutta la cappellania è accanto a chi soffre.  Abbiamo preparato per la terza domenica di Quaresima delle bustine di grano,  simbolo della rinascita, il suo ciclo è dall’ombra alla luce, ed è proprio questo il messaggio che vogliamo condividere con tutta la famiglia dell’ospedale di Sorrento.

Chi salva una vita è un eroe , chi ne salva di più è un medico, ed in questi giorni di eroi ce ne sono molti in Italia e nel mondo, ma anche nella nostra piccola comunità ospedaliera, che con consapevolezza e dedizione  svolge  il proprio lavoro.  È a loro, ma a tutti gli infermieri e a tutti gli operatori sanitari che voglio esprimere la mia benevolenza e stima, sono sicura che ne usciremo più forti di prima più coesi, più solidali e ci sarà sempre chi pregherà per loro.

Rita Paciello
(coordinatrice del gruppo di auto mutuo aiuto ospedale di Sorrento)