Vita Consacrata, Ordo virginum

Racconto di un ritratto

Nel ricordo di don Carmine

È stato dato all’ultima arrivata il compito di mettere insieme le parole per tratteggiare il nostro ricordo di don Carmine.

Per quell’uomo che aveva sempre una parola pronta per tutti, faccio fatica a infilare una parola dietro l’altra. Ma un ricordo da cui abbozzare un disegno mi è chiaro: “Piccirè hai già pensato ad una data per la tua consacrazione? Come sarebbe bello se fosse nella solennità dell’Immacolata”. Era il mio primo incontro con lui, il giorno della messa del crisma del 2015. Quello è stato l’inizio ufficiale del mio cammino di formazione per l’Ov – non lo conoscevo ma le sue parole suonarono di compassione e “profezia” (visto che fuor di ogni previsione, sono stata consacrata nei primi vespri dell’Immacolata del 2021). 

Non è sempre stato facile, non è sempre stato in discesa, non è sempre stata una passeggiata. Il sentiero lungo cui don Carmine ci ha accompagnate ha avuto innumerevoli sfumature: lo scrosciante zampillare della Parola che non ci ha mai fatto mancare, ma anche lunghi e interminabili silenzi dove era facile inciampare nel senso di smarrimento; i colori brillanti delle sue proposte sempre piene di entusiasmo, ma anche la fatica di restare tutti insieme allo stesso passo; la seria fermezza della sua guida mai vacillante, ma anche lunghi tempi di deserto. Ma come ogni deserto che si rispetti, ha fatto sempre in modo di non farci mai mancare l’oasi della tenerezza a cui ci ha condotte, a suo modo.

La storia di don Carmine con l’Ordo virginum inizia insieme alle prime due consacrazioni. Era il 2004, fu Mons. Cece ad chiedergli di curare la celebrazione per la consacrazione di Laura e Maria. Quello fu il primo approccio ufficiale di don Carmine a questa particolare forma di vita consacrata, così unica nel suo genere, ma volontariamente e sporadicamente, mosso dal suo personale desiderio di ricerca, don Carmine l’aveva già presa a cuore, quando qui non era che pochi tratti appena accennati. Per la nostra Diocesi – e soprattutto per Mons. Cece – l’Ordo era una vera e propria novità, e fu sottoposto ad un grande e iniziale sforzo di prudenza e discernimento, prima di farlo nascere, silenziosamente e nel nascondimento. Trascorse qualche anno così, con un Ordo virginum dai lineamenti ancora un po’ abbozzati, dove queste prime due sorelle maggiori camminavano affidandosi al vescovo e confidando solo nel Signore. Nel 2011 maturò anche il tempo della consacrazione di Brigida. Riconoscendo sempre più la bellezza unica di questa forma di vita donata alla chiesa, mons. Cece – maturato il tempo di cedere la guida di questa Diocesi al suo successore, incaricò ufficialmente don Carmine, nominandolo delegato per l’Ordo virginum. 

Incarico che venne in seguito accolto e confermato con entusiasmo da mons. Alfano. È così che don Carmine ci ha fatto da padre in questi 18 anni, è stato così che, con la sua intera vita scandita di tanti sì a Dio, ha fatto sentire la sua presenza ma anche la sua assenza, ha domandato, ha spiegato, raccontato, taciuto. In qualsiasi verbo abbia declinato la sua dedizione verso l’Ordo, sicuramente vi ha riversato dentro l’intera gamma di colori: tutto il suo amore e la sua incrollabile fede, tutta la devozione da figlio e tutta la tenerezza di padre, tutta la carità di prete, tutta la fragilità di uomo. Per ciascuna di queste sfumature non possiamo che essere grate a Dio per averne fatto dono a noi.

una sorella piccola
Antonietta Palummo, Ov