Domenica 23 marzo presso l’ex Seminario di Scanzano con la nostra Unità Pastorale di Gragnano abbiamo vissuto un’esperienza nuova di ritiro per la Quaresima. Il tema era: “Da cosa vi riconosceranno? Tra fare ed essere Chiesa. Non basta fare, bisogna essere: testimoni di speranza, costruttori di amore, comunità viva che accoglie”.
Il relatore don Nino Lazzazzara è partito da una domanda: da cosa vi riconosceranno?’ per rispondere con le parole di Gesù in Gv13, 34-35 “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri“.’. I modi di amare sono infiniti. All’ inizio i discepoli chiamati da Gesù lo seguivano come Maestro e andavano dietro di lui. Dopo la Risurrezione, si è formata la prima comunità: essi in un primo tempo pregavano insieme, in seguito hanno iniziato a celebrare l’ Eucaristia e ad annunciare il Vangelo.
E oggi come sono le nostre comunità ? Per rispondere a questa domanda, bisogna riflettere sulla differenza tra fare ed essere Chiesa. Certamente i tempi sono cambiati : dobbiamo passare da una pastorale di annuncio ad una pastorale di evangelizzazione. Papa Francesco dice:”Noi non viviamo in un’ epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento di epoca“.
Don Nino, con parole molto chiare e incisive, ci ha portati a riflettere sul fatto che oggi evangelizzare non è più difficile, ma è semplicemente diverso. Probabilmente oggi siamo chiamati a dare il Vangelo a tutti e i sacramenti a qualcuno.
Tutti questi interrogativi e riflessioni per un rinnovamento all’interno della Chiesa sono iniziati dal 1960, con il Concilio Vaticano Il indetto da Papa Giovanni XXIII. Fino ad allora la fede veniva tramandata per tradizione e la catechesi era quindi conservativa: la maggior parte delle persone erano credenti, per cui la pastorale consisteva essenzialmente nella cura delle anime attraverso le celebrazioni liturgiche e l’ amministrazione dei Sacramenti, e la catechesi nell’ insegnamento della dottrina per l’ iniziazione cristiana dei bambini.
Oggi certamente la fede non è più così scontata, molti si sono allontanati, i credenti sono pochi e lo sono per conversione o per convinzione: essere cristiani è una scelta. Molte proposte sono in atto, la pastorale si sta trasformando: si cerca di curare la crescita cristiana degli adulti e delle famiglie, ma soprattutto si punta sulle relazioni tra i vari membri delle comunità perché siano le comunità stesse ad evangelizzare, attraverso una catechesi del primo annuncio e mistagogica.
Nonostante, però, tanti tentativi siano stati fatti per attuare nuove proposte di evangelizzazione, non possiamo negare che ancora non abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi. Papa Francesco, nella sua Esortazione apostolica Evangeli Gaudium sogna “una Chiesa missionaria in uscita” verso tutte le povertà del mondo di oggi. A questo punto don Nino ci ha fatto fare, per così dire, una sorta di “esame di coscienza”’, analizzando un po’ tutte le difficoltà che impediscono alle comunità di oggi di riuscire ad essere comunità veramente ‘ vive’ e capaci di trasmettere l’ Amore di Gesù. Ed essendo le comunità formate da preti e laici, le cause vanno ricercate dentro di noi: c ‘ è bisogno di preti preparati e capaci di coinvolgere ed aprire nuove strade, ma anche di laici formati all’ annuncio e alla bellezza per diventare veri discepoli missionari!
C’è bisogno di un cambiamento di cultura e di mentalità pastorale, di provare strade diverse di evangelizzazione, uscendo fuori dalle nostre comunità per annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne di questo nostro tempo… Alla fine di questa relazione coinvolgente e ricchissima per i tanti spunti di riflessione, don Nino e i nostri sacerdoti ci hanno diviso in piccoli gruppi- laboratori, per cercare di darci degli obiettivi e formulare proposte concrete di pastorale in diversi ambiti: anziani, omoaffettività, giovani, cultura, economia circolare, solidarietà, creato, fraternità, pace e corresponsabilità.
Abbiamo concluso questo arricchente ritiro, condividendo tutti insieme le varie proposte uscite dai nostri laboratori, con grande entusiasmo e tanta gioia di camminare insieme! Possiamo veramente dire di aver vissuto, con la nostra Unità Padtorale, un’esperienza bellissima di ‘Tabor’: stare un po’ con Gesù, immersi nella sua luce, per ritornare alla nostra vita con occhi nuovi!
Maria Gabriela De Sarno
