La seconda tappa del Convegno ecclesiale diocesano è proseguita, la mattina di sabato 26 ottobre, con i lavori nei gruppi zonali. Nel pomeriggio sono state offerte le sintesi di questi lavori a tutti i partecipanti al Convegno.
Nella prima Zona (che comprende le Unità pastorali di Capri, Massa Lubrense e Sorrento) si è messo in luce, innanzitutto lo sforzo di superare lindividualismo e di cercare di incontrarsi. Ci sono già delle esperienze comuni come la Caritas interparrocchiale e la mensa. Tra le urgenze messe in luce, un accompagnamento delle famiglie, soprattutto di quelle in crisi; attenzione ai giovani e agli adulti, andando nei luoghi di vita; la ripresa del convegno catechistico diocesano; una formazione per operatori pastorale in comune; una pastorale del turismo da avviare; una valorizzazione dei beni ecclesiali artistico-culturali unattenzione agli extracomunitari; un referente di pastorale sanitaria in ogni parrocchia; un coinvolgimento delle confraternite per permettere di riscoprire le loro origini; incontri per conoscere meglio le Unità pastorali e le Zone. LUnità pastorale di Capri ha manifestato la difficoltà a mantenere i contatti con le altre Up della Zona.
La seconda Zona (che comprende le Unità pastorali di SantAgnello, Piano e Meta e di Vico Equense) ha segnalato, per quanto riguarda la Up di SantAgnello, Piano e Meta, la difficoltà di vivere la comunione auspicata, forse perché non cè neppure voglia di farla, anche se già ci sono dei tentativi di iniziative comuni, come la Veglia di Pentecoste, la formazione dei catechisti, i corsi di preparazione al matrimonio, il centro di ascolto Caritas interparrocchiale e la mensa nella parrocchia di Meta. LUp di Vico ha evidenziato una diversità tra la zona rurale e cittadina: la necessità è fare sinergia, il rischio lautoreferenzialità. Anche questa Zona ha evidenziato alcune priorità: unattenzione ai genitori giovani o ai cosiddetti lontani; unattenzione ai separati, ai divorziati e alle famiglie di fatto, con una prassi comune nei loro confronti in tutte le parrocchie della diocesi; una maggiore comunione tra sacerdoti diocesani e comunità religiose; una scuola teologica per operatori pastorali da realizzarsi nella Zona, con il sostegno dellIstituto superiore di Scienze religiose; la ripresa del convegno catechistico diocesano; un tema catechistico unitario; la riorganizzazione degli Uffici di Curia; una ulteriore valorizzazione del sito diocesano; una maggiore interazione tra docenti di religione e parrocchie; unattenzione ai cristiani di altre confessioni e agli islamici.
La terza Zona (che comprende le Unità pastorali di Castellammare Centro Antico, Centro Moderno, Collina, Periferia), ha, innanzitutto, evidenziato le problematiche concernenti ogni Up e le prospettive: per il Centro Antico una Caritas in rete, per il Centro itinerari comuni per catechisti e animatori e Caritas in rete, per la Collina itinerari formativi condivisi, Periferia una risposta concreta di sostegno alle famiglie indigenti. Poi, ha posto, tra gli obiettivi, la conoscenza di tutte le forme di povertà, in particolare quelle emergenti, magari attraverso degli osservatori per la conoscenza del territorio e delle sue problematiche, un inserimento della pastorale della salute nella pastorale parrocchiale, una nuova evangelizzazione, una maggiore apertura allesterno, una risposta alle ferite del territorio (camorra, usura, povertà, disoccupazione
).
La quarta Zona (che comprende le Unità pastorali di Lettere-Casola, di Pimonte, di Gragnano, di SantAntonio Abate, di Santa Maria La Carità, Pompei, Santa Maria delle Grazie in Gragnano, Santa Maria Goretti in Fontanelle-Castellammare di Stabia) ha voluto, prima di tutto, ricordare la situazione di estremo disagio che vive la comunità parrocchiale di Aurano per loccupazione dei locali parrocchiali da parte di una famiglia malavitosa, con lauspicio che la situazione si risolva al più presto. Tra le difficoltà riscontrate, mancanza di comunicazione tra le Up, gli obiettivi parrocchiali considerati più importanti di quelli delle Up, della Zona e della diocesi, lentezza degli Uffici di Curia nelle risposte alle questioni presentate. Si auspicano formazione per adulti, incontri formativi per operatori di pastorale familiare, in sintonia con la pastorale giovanile, lectio divina ed esercizi spirituali condivisi, un miglioramento della comunicazione a tutti i livelli, valorizzazione dei carismi e delle risorse esistenti, indicazioni dalla Caritas diocesana per una linea unitaria di intervento.
Cè stato, poi, spazio per il dibattito in cui, oltre ad ulteriori proposte di attività comuni, si è invitato a riflettere su cosa compete effettivamente alle Unità pastorali, se lattuale geografia delle Up corrisponda ad una vera esigenza, se effettivamente le Up sono la scelta più indicata per vivere la comunione in un territorio come il nostro.
La seconda giornata dei lavori ha mostrato, quindi, come ci troviamo davanti a un cantiere aperto, nel quale ognuno vuole dare il suo contributo per vivere davvero la comunione e rendere la nostra Chiesa diocesana più bella.
di Gigliola ALFARO