Veglia di Pentecoste 2013: la Fiamma dello Spirito

Sarà difficile dimenticare questa veglia di Pentecoste 2013 così suggestiva e coinvolgente.
Ci siamo riuniti, provenienti dell’Unità Pastorale di Castellammare collina (le cinque parrocchie di SS. Salvatore, S. Nicola, S. Eustachio, Santo Spirito e S. Matteo di Castellammare di Stabia), come in famiglia, intorno al nostro Pastore, monsignor Francesco Alfano.
Nella piazzetta antistante la chiesa di Santa Croce, a conclusione dell’itinerario pasquale, abbiamo acceso il fuoco, segno più tangibile dello Spirito Santo, fuoco che illumina la notte, riscalda e risana i cuori feriti. Da questo fuoco ognuno ha acceso la fiammella del suo lumino. Segno imprevisto della presenza dello Spirito, come ha osservato il nostro Arcivescovo, è stato un vento forte, quel vento che, invisibile, soffia dove vuole.
Prevista, invece, era la benedizione dell’acqua, l’altro segno dello Spirito, acqua che disseta, lava e dà vita. E come, secondo le parole del Papa emerito Benedetto XVI, questa sorgente di vita che è l’acqua battesimale, è ” la porta  della fede” che ci fa entrare nella Chiesa, così anche noi abbiamo varcato con i lumini accesi la porta di Santa Croce, deponendo le nostre fiammelle davanti alla statua della Vergine Maria, che per prima, insieme con gli Apostoli, ha accolto in pienezza il fuoco dello Spirito.
Il segno più evidente del lavoro comune di preparazione e della comunione tra noi era il coro, nel quale erano rappresentate le cinque parrocchie, con la presenza preziosa delle suore.
E’ iniziata quindi la liturgia della Parola, con il brano dell’Esodo in memoria della manifestazione di Dio sul Sinai, con il passo della lettera ai Romani che ci ricorda che lo Spirito intercede per noi, deboli ed incapaci, “con gemiti inesprimibili” ed infine con il Vangelo di Giovanni nel quale Gesù, poiché ” non vi era ancora lo Spirito” ne preannuncia la venuta.
E ha preso spunto proprio da queste parole del Vangelo il nostro Pastore, nell’omelia. L’attesa dello Spirito è una costante della nostra esistenza: è Lui, infatti, che ci infiamma e ci dà vita, che apre le nostre menti e i nostri cuori alla Parola, che ci porta al Signore Risorto. Ed è Lui che crea la comunione tra noi, che ci fa Chiesa e ci fa uscire,  come sempre ci ricorda Papa Francesco, dal chiuso del nostro egoismo per metterci al servizio dei fratelli, annunciando e testimoniando, soprattutto a chi soffre, l’amore di Dio.
Ma il momento più emozionante e indimenticabile di questa veglia è stato quello nel quale l’Arcivescovo e i sacerdoti hanno cosparso le palme delle nostre mani con il nardo, profumo proveniente da Gerusalemme, in ricordo dell’unzione  crismale del Battesimo e della Confermazione con la quale abbiamo ricevuto il dono inestimabile dello Spirito e siamo stati consacrati. E questo profumo, dopo il Padre Nostro, la benedizione e il canto finale lo abbiamo portato, uscendo,  nelle nostre case, gustandone fisicamente ma in modo più duraturo anche dentro di noi, la sottile fragranza.

 

di Gino PALUMBO