CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA in Vico Equense

Omelia Messa in suffragio di Papa Francesco

CELEBRAZIONE EUCARISTICA in suffragio di PAPA FRANCESCO

25-04-2025

CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA in Vico Equense

 

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

in suffragio di PAPA FRANCESCO (25 aprile 2025)

 

Omelia

 

 

“Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”.

Il dialogo che sta al centro dell’incontro dei discepoli con il Risorto, prima ancora di poterlo riconoscere, inizia così. E la liturgia ce lo ripropone in questa celebrazione: anche noi, inondati dalla luce della Pasqua, siamo chiamati a fare i conti con le nostre fatiche e i tanti fallimenti. Non si può che partire da qui. La Chiesa non è una comunità di perfetti, sempre pronti a rispondere al meglio dinanzi alla chiamata del Signore. I nostri risultati spesso non corrispondono alle attese e neppure all’impegno profuso. La domanda risuona dunque doppiamente provocatoria, fino a sembrare umiliante. Perché evidenziare l’esito negativo quando già prevale un senso di scoraggiamento? E perché renderlo manifesto quando ciascuno potrebbe tenersi per sé l’amarezza che porta nel cuore?

Carissimi fratelli e sorelle, ecco come la Parola di Dio ci introduce nell’ascolto del Signore mentre ci presentiamo a Lui per affidargli il nostro amato Papa Francesco. La sua missione terrena si è conclusa proprio all’inizio della settimana in Albis, mentre con tutta la Chiesa ci ritroviamo ad accogliere l’annuncio della risurrezione che riguarda Gesù e anche noi. Dobbiamo imparare a riconoscerlo, Lui che viene nelle nostre vicende spesso segnate da difficoltà e scarsezza di risultati. Lo dobbiamo confessare: a volte certi temi ricorrenti nella predicazione di Papa Francesco ci sono sembrati poco opportuni, forse eccessivi. I suoi richiami a non cedere alla tentazione del clericalismo, della mondanità spirituale e del carrierismo hanno potuto urtare la sensibilità di più di qualcuno. Ho sentito una volta un alto prelato domandarsi: ma perché non evidenziare al contrario il bene che pure c’è nella Chiesa? Ma lui non ha taciuto nessuno dei mali: lo scandalo della pedofilia, l’attaccamento smodato al denaro, una pastorale appiattita sulla conservazione del passato, una scarsa carica profetica nel Popolo di Dio con poca attenzione e amore per i poveri. Il successore di Pietro ci ha continuamente riportati alla domanda iniziale del Risorto: se non partiamo da questa consapevolezza non ci sarà mai conversione autentica e noi rimarremo nei nostri vicoli stretti, senza luce e privi di sbocco.

 

“Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”.

Al cuore di questo dialogo pasquale c’è la parola forte del Maestro, che tante volte i discepoli avevano già ascoltata ma che ora attende di essere accolta pienamente e praticata. “Gettate e troverete”: non è la ricetta facile che risolve i problemi, non si tratta di un’indicazione geniale da nessuno finora scoperta o almeno intuita. È al contrario l’invito a fidarsi di Lui, anche quando non si vede la luce e il buio delle tenebre sembra farsi così fitto da togliere il respiro. Fiducia assoluta, come quella del bimbo che si getta tra le braccia della mamma o del papà perché si sente sicuro. Obbedienza piena, che non mortifica la ragione e la libertà ma spalanca orizzonti nuovi tali da coinvolgere la totalità della persona in tutte le sue facoltà. Umile accettazione di un aiuto che non nasce da noi e ci supera, pur richiedendo la nostra adesione interiore e operativa. Lasciarsi guidare, tutti insieme, da Colui che ci è sempre accanto e ci ama: i discepoli sono stati messi nella condizione di vivere di nuovo alla scuola del Maestro, dove si impara ascoltando la Parola e mettendola in pratica.

Siamo immensamente grati a Papa Francesco per il suo ministero, come è stato ricordato in questi giorni in tanti autorevoli interventi. Credo si possano racchiudere tutti in questa specifica motivazione, chiave di lettura di tutto il suo ministero petrino: ci ha aiutati a leggere il Vangelo nella storia e a viverlo “sine glossa”, come il Santo di Assisi di cui ha portato il nome e ha incarnato lo stile di vita. La Chiesa si riforma così, a partire dalla coerenza delle scelte personali e comunitarie, tutte ispirate al Vangelo e tradotte in processi da iniziare più che in spazi da conquistare. Abbiamo imparato o meglio stiamo imparando anche noi ad aprire processi nella nostra Chiesa diocesana, passando da schemi pastorali predeterminati a cammini ecclesiali stabiliti insieme. Non è facile, lo sappiamo: lo stile sinodale non entra immediatamente nelle nostre comunità e prima ancora nelle nostre menti, se non ci mettiamo gli uni accanto agli altri, in ascolto dello Spirito. Ecco cosa raccogliamo e custodiamo come eredità preziosa dal pontificato di Papa Francesco: un modo nuovo di essere Chiesa, fedele al Vangelo e docile alla voce dello Spirito, aperto al contributo di tutti e accogliente nei confronti anche di chi si mostra nella sua diversità. Il dialogo coraggioso e fraterno, la ricerca di rapporti veri con ogni persona, la disponibilità all’aiuto di chiunque: tutti figli dell’unico Padre, fratelli e sorelle chiamati a costruire un mondo più bello e unito.

 

“Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: è il Signore!”

Pietro e il discepolo che Gesù amava: sono i protagonisti delle nostre liturgie fin dal mattino di Pasqua. Non possiamo fare a meno della loro testimonianza, in un rapporto fecondo e complementare. Pietro, generoso e dal cuore grande ma ancora tanto legato ai suoi vecchi schemi. Il discepolo amato, capace di intuire ciò che è invisibile agli occhi senza tenerlo per sé o precedere con arroganza. Che bell’esempio di comunione fraterna! Non si oppongono i due pur tanto diversi l’uno dall’altro e neppure si ignorano o tantomeno si lottano. No, al contrario si scambiano i doni e ciò che è raggiunto per primo da uno viene condiviso subito con l’altro. La risurrezione di Gesù viene così vissuta anche dai suoi discepoli, che nascono pian piano a vita nuova.

Di Papa Francesco ricordiamo i gesti insieme alle parole, la vita prima dell’insegnamento. Ma non riusciamo a pensarlo mai da solo: in comunione concreta, a volte anche faticosa ma sempre cercata e accresciuta, con “tutti, tutti, tutti”! Con i fratelli da confermare nella fede. Con i cristiani di altre confessioni, insieme ai quali testimoniare la gioia del Vangelo. Con i credenti di altre religioni, per invocare uniti il Dio della pace e impegnarsi a mostrarne con coerenza il vero volto. Con gli uomini e le donne di ogni paese fino ai confini della terra, per riconoscere la chiamata comune alla costruzione di un mondo giusto e fraterno, che non emargina e non scarta nessuno. Sempre alla ricerca di vie nuove per rispondere alle sfide del nostro tempo. Non ha mai perso di vista la dignità e l’originalità di ogni creatura umana.

 

Ora la giornata terrena di Papa Francesco è conclusa. Si è aperto per lui il tempo senza fine dell’eternità, la pienezza di Vita che rende beati per sempre. Ci piace pensarlo nell’incontro ultimo con il Risorto, mentre gli porta stupito e quasi imbarazzato “la rete piena di centocinquantatré grossi pesci”. E dentro la rete ci siamo anche noi, coinvolti in questa pesca miracolosa ben oltre ogni nostro merito.

 

Carissimo Papa Francesco, abbiamo tanto pregato per te come ci hai sempre chiesto: ora prega tu per noi. Presentaci uno per uno e parla anche di noi a Colui che hai amato fin da ragazzo e al quale hai risposto con generosità somma quando ha posato il suo sguardo su di te: giovanissimo, hai sentito irresistibile quell’attrattiva che ti ha portato a diventare per il mondo intero, ben oltre quanto avresti mai potuto immaginare, uno straordinario e indimenticabile

“pellegrino di speranza”! AMEN