Welcome to Albania

 
E’, finalmente, il tre agosto. Credo di aver atteso, sognato, perfino immaginato l’arrivo di questo che, per me, è un grande giorno: parto per l’Albania. Le ore trascorse nel pullman per raggiungere il porto di Bari sembrano essere volate e, di colpo, eccomi sulla nave. Forse, è davvero solo in questo momento che realizzo di stare per partire davvero. Paura? Tanta. Gioia? Molta di più.
 
Se mi guardo intorno, infatti, riesco a ritrovare il coraggio necessario per affrontare questo viaggio: ci sono i miei amici. E allora penso che per quanto possa essere “difficile”, le nostre motivazioni sono comunque più forti di qualsiasi fatica. Quello che è certo è che non cambieremo l’Albania. Non siamo mica supereroi. Perché chi vive un’esperienza di donazione, riceve più di quanto dona. E allora è proprio questo che voglio: che l’Albania ricolmi il nostro, il mio cuore di gioia nella semplicità di un sorriso, nel calore di un abbraccio… Cose che tendiamo, spesse volte, a dare per scontato.
 
La notte a bordo della nave trascorre veloce, ed è in poche ore che si conclude lo sbarco in Albania. Una volta arrivati, incontriamo una persona dall’aria davvero amichevole: è padre Geoffrey che ci accompagnerà in questo nostro viaggio. Subito noto che c’è una divisione netta tra due realtà qui presenti, distanti solo per pochi metri: il lusso sfrenato e la povertà assoluta. Lungo la strada alcuni bambini ci salutano e nei loro occhi si riesce a scorgere una luce davvero meravigliosa. E ancora di più mi convinco del fatto che ne vale la pena fino alla fine. Le difficoltà esistono ma molte di esse sono semplicemente limiti dettati dalla nostra mente, dal nostro modo di pensare spesso sbagliato, dai pregiudizi. Spetta a noi e a noi soltanto abbattere questi muri e accorciare le distanze. Se è questo che mi aspetta, beh, io ci sono. Sono pronta.
 
 

 

Vittoria