Dialogo tra vescovo e giovani sul Vangelo della III Domenica di Quaresima

Guarda il Video

Al centro del Vangelo della II Domenica di Quaresima c’è l’episodio di Gesù al pozzo dove incontra la samaritana.
 
La prima domanda parte dalla domanda di Gesù alla samaritana: “Dammi da bere”. Ma di che cosa ha veramente sete Gesù?
 
“Il Vangelo di Giovanni – spiega mons. Francesco Alfano – richiede una lettura più profonda perché ci sono più livelli. Un primo livello è che Gesù chiede da bere perché ha sete, dopo un viaggio e nell’ora calda. Ma perché chiede alla donna? C’è un’attenzione alla donna. Il simbolo dell’acqua esprime un bisogno più profondo. La sete indica la persona che avverte il bisogno di Dio. Gesù chiede alla donna dell’acqua: partendo da questa dimensione umana si incontra Dio attraverso l’incontro con l’altro. Se la sete è simbolo dell’incontro con Dio, questo non avviene in modo diretto, ma attraverso il dialogo, l’aiuto, l’amicizia, la condivisione, la compagnia. L a dinamica umana è la via per arrivare a incontrare Dio”.
 
La seconda domanda riguarda l’esperienza di giovani chiamati ad essere animatori di ragazzi più piccoli, nelle parrocchie o nei gruppi: Come possiamo noi dare da bere agli altri, quando noi per primi abbiamo bisogno di Dio?
 
“Questo è il bello della fede – fa notare il presule -. Se pensiamo all’esperienza dei discepoli con Gesù, vediamo che pur non essendo ancora preparati, pronti, perfetti nella sequela, è bastato che seguissero Lui che già prima della Sua risurrezione fossero mandati ad annunciare il Regno. Allora, non si può fare esperienza di animazione, di servizio, di accompagnamento senza aver incontrato il Signore, ma non possiamo aspettare di aver quasi raggiunto la perfezione per donare agli altri. Dobbiamo donare quel poco che abbiamo. Infatti, sempre abbiamo poco rispetto a quello che ci viene chiesto di dare, ma noi siamo un canale perché a partire da noi altri, guidati dallo Spirito, potranno incontrare il Signore. Insieme cresciamo in questa amicizia con Dio”.
 
L’ultima domanda è su come fare a riconoscere Gesù quando tornerà.
 

“Quello che riguarda il futuro è quello che sperimentiamo nel presente – evidenzia mons. Alfano -. Il Vangelo ci apre prospettive nuove, ci assicura che un giorno incontreremo Gesù faccia a faccia, ma non ci fa sfuggire alla realtà terrena. Il futuro è già annunciato, ma già anticipato. Lo viviamo già oggi perché l’incontro con Gesù lo facciamo attraverso la Sua Parola. Gesù parla a noi attraverso la Sua vicenda umana, attraverso coloro che hanno creduto in Lui e Lo hanno annunciato, i discepoli, attraverso tanti che nel corso dei secoli hanno donato la vita per Lui, attraverso le persone che abbiamo incontrato nella nostra vita, attraverso gli eventi della storia, attraverso la natura, attraverso la nostra coscienza, attraverso di noi. Il cristianesimo ci fa entrare nella storia e chi più di voi giovani è sensibile ai problemi e ai drammi di oggi? S’incontra Dio nel fratello, nel bisognoso, nel povero. Quel Gesù che noi aspettiamo è il Gesù che si è seduto al pozzo che sta parlando con me oggi”.