Genitorialità ed educazione alla fede

Alberi 4-5 ottobre 2014

Hanno inaugurato il nuovo ciclo di incontri di formazione per operatori della pastorale familiare i coniugi Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini (consulenti relazionale e pedagogisti della famiglia, docenti emeriti presso il Pontificium Institutum Joannes Paulus II e già membri della Consulta nazionale per la famiglia in qualità di esperti), con il tema della educazione alla fede in famiglia.
Il corso si è sviluppato in due giorni, da sabato 4 ottobre pomeriggio alla domenica 5 pomeriggio. Dopo le prime due relazioni dei coniugi Gillini, alle 18.30 l’assemblea si è idealmente unita alla preghiera del Papa, in piazza S. Pietro, per l’apertura del Sinodo sulla famiglia. A seguire ci si è suddivisi in 4 laboratori che hanno lavorato alla soluzione di due casi. Domenica mattina, dopo le lodi c’è stata la restituzione in assemblea del lavoro dei laboratori ed il prosieguo delle relazioni. Alla 12.30, dopo la recita della supplica alla Vergine di Pompei, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, ha celebrato l’Eucarestia. Nel pomeriggio i lavori sono ripresi per un’ultima riflessione e gli interventi degli Operatori.
I relatori hanno sviluppato due concetti guida:
a) l’educazione alla fede è il luogo della fiducia, se non c’è fiducia nelle relazioni familiari la fede non passa;
b) il comandamento “Onora il padre e la madre” quale fondamento di questa educazione.
a)                 Sin da piccoli i figli hanno esperienza che la realtà non è tutto ciò che si vive percettivamente ma che c’è un “oltre”, questa è un’esperienza “mistica” che non è un di più dell’educazione, ma è fondamentale perché è lì che abita la fiducia.
            Spesso i genitori dubitano delle proprie capacità genitoriali, non hanno fiducia che possano essere dei bravi genitori, dove allora essi possono fondare questa fiducia nell’essere genitori?
            Il Salmo 121 ci dà la risposta, la nostra fiducia viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.
            La consapevolezza, il ricordo di ciò che siamo e che la fonte originaria della nostra fiducia è Dio, ci placa dalle nostre ansie, ci guarisce da questa ferita, inducendoci a pensare che i nostri errori non sono irrimediabili.
            Quando noi genitori ci rassicuriamo che nel nostro compito educativo non siamo soli ma che Dio che ci sostiene, possiamo iniziare la nostra storia di trasmissione della fede.
            La fiducia è una qualità della relazione non è un attributo della persona, è un’apertura di credito è ciò che fa dire al genitore “tu sei figlio e sei per me una cosa buona”.
            Inoltre la fiducia ha a che fare con gratitudine e con la capacità di attendere. Una delle più importanti capacità umane è la capacità di controllo degli impulsi che si sviluppa con la capacità di attendere, ovvero con l’acquisire la fiducia che ci sarà dato ciò di cui abbiamo bisogno.
            Un altro aspetto della trasmissione della fede passa attraverso il clima sponsale, perché la genitorialità è connessa alla coniugalità. Il figlio non reagisce tanto alla mamma o al papà, ma alla relazione che c’è tra di loro, reagisce a quel padre o a quella madre che è ospitato dall’altro genitore. Quindi il miglior modo per occuparsi dei figli è quello di occuparsi della propria relazione coniugale, un clima sponsale buono consente al figlio:
1.      di accettare la differenza dell’altro come dono e seguire la propria vocazione
2.      di capire che nessuno ha il potere sulle sue origini e imparare ad avere cura del legame ed a volersi bene nonostante le diversità;
3.      di diventare adulto “lasciando il padre e la madre”;
4.      di imparare un atteggiamento pro-sociale, imparando a prendersi cura dell’altro;
5.      di imparare a vedere la vita e la realtà in modo spirituale e comprendere che nella vita c’è l’esperienza della morte ma che non è vero che ciò che non riesco a vedere non esiste più.
b)                Il comandamento “Onora il padre e la madre” ha a che fare con la trasmissione della fede, è un comandamento “fondativo”, la traduzione ebraica è “onora tuo padre e tua madre” cioè quei genitori che ti sono stati dati, e dà loro il posto giusto. La prima cosa da riconoscere ai genitori è la gratitudine per averci generato ed il genitore deve essere consapevole che il figlio è “l’unico generato per se stesso” e non è al mondo “per…”.
            La gratitudine verso il genitore “l’onora il padre e la madre” non è subordinato al “se se lo meritano”, ma solo perché genitori. Oggi onorare il padre e la madre è sempre più difficile per i figli perché tra coniugi manca l’onore reciproco, il rispetto reciproco. Se i figli respirano il rispetto reciproco tra i genitori crescono sani.
            Spesso il genitore tratta il figlio come deficiente, perché non onora se stesso come genitore, perché dimentica che la vita è un dono e che viene da Dio; poichè oggi non siamo più tanto sicuri che mettere al mondo un figlio sia un dono o sia piuttosto un peso, la gratitudine non passa più. La gratitudine per la vita è il primo passo per essere noi stessi.
            Un fattore di disgregazione dell’”onora il padre e la madre” è il dilagare del teorema meritocratico, per cui se il figlio ha un problema la colpa è del genitore. Ma il padre e la madre, anche se hanno commesso degli errori, vanno comunque onorati perché ce l’hanno messa tutta.
            La nostra insicurezza e la nostra paura nasce dal fatto che ci dimentichiamo del Battesimo, che siamo figli di Dio, che la vittoria sulle tenebre ce l’ha data il battesimo.         Tramutare ogni errore in colpa è diabolico, invece il compito del genitore è quello di sbagliare e ciononostante sapere di essere degno di stare in piedi perché ha detto “sì” alla vita.
            Il sistema del “disonore” alleva ad essere figli dell’individualismo, e cadere nella trappola di poter bastare a sé stessi. “Onora tuo padre e tua madre” significa che il figlio è di tutti e due i genitori ed entrambi per essere onorati devono onorarsi reciprocamente con la promessa che così il figlio sarà felice.
            Arricchiti da questa esperienza formativa, resa ancora più preziosa dalla presenza, nel pomeriggio di domenica, del nostro Arcivescovo, ci siamo lasciati con l’impegno di portare, ciascuno nella realtà parrocchiale di provenienza, quanto abbiamo ricevuto ed essere promotori della nascita di Gruppi Famiglia parrocchiali.

Il servizio di Pastorale Familiare