Proprio una bella storia! Questa esclamazione la usiamo spesso alla fine di un bel libro o di un film o al termine di una storia che ci viene raccontata. Ma in questo caso è una bella storia perché la viviamo in prima persona, ci stiamo dentro, questa bella storia siamo noi: è LAzione Cattolica.
Il 4 e 5 marzo 2017 abbiamo vissuto lAssemblea diocesana, un momento bello e importante della nostra storia associativa che avviene ogni tre anni.
Il consiglio diocesano con il presidente ripensa a tutto il triennio trascorso, al lavoro fatto e a quello che non si è fatto ma sempre con il pensiero e con il cuore già pronti a guardare avanti con nuovo slancio.
Io sono in consiglio diocesano da diversi anni e questa è la mia sesta assemblea; lemozione più bella che rivivo ogni volta e anche più forte è la magia dellincontro.
Sì, è una magia, perché ti senti a casa. Questo è il bello dellAzione Cattolica, è famiglia, ti vuole bene, ti coccola ma ti mette anche in discussione, ti fa riflettere e ti fa crescere, perché le relazioni sono autentiche e vere.
Fare Nuove tutte le cose, questo è stato il titolo della nostra assemblea. Il titolo e la grafica che ha accompagnato levento non sono stati scelti a caso. Nella grafica sono stati usati dei pennelli che come in un quadro danno forma a scorci di paesaggi della nostra diocesi, questo non significa che dobbiamo fare nuove cose ma che dobbiamo fare NUOVE tutte le cose, dobbiamo ricolorarle, ravvivarle, impreziosirle.
Nella prima giornata di Assemblea tenutasi allex seminario San Giovanni Bosco a Scanzano, in un convegno aperto a tutti, siamo stati guidati sui sentieri dellEvangelii Gaudium dal nostro Vescovo don Franco, dal prof. Francesco del Pizzo docente di Sociologia e Bioetica della Pontificia Facoltà Teologica Italia meridionale e dalla prof.ssa Titti Amore delegata regionale di AC.
Abbiamo riflettuto, grazie ai loro interventi, sul fatto che si possono fare nuove tutte le cose solo se creiamo delle alleanze e lAzione Cattolica ha in sé lo stile dellalleanza perché la Chiesa è creatura della Trinità e noi siamo chiamati a costruire ponti perché la nostra fede è relazionale, è trinitaria. In particolare dovremmo iniziare dalle famiglie e dalle nostre città. Per fare questo dobbiamo crescere nella sinodalità e cioè nella capacità di camminare insieme, di farci domande insieme e dove è possibile di darci le risposte insieme. Dobbiamo coltivare la spiritualità della comunione per riuscire ad essere uniti nelle diversità e originalità che ognuno esprime.
Nella seconda giornata tenutasi nel teatro della Cattedrale di Sorrento, abbiamo vissuto la fase elettiva dellassemblea, ci ha portato i saluti del centro nazionale Michele Tridente vice-presidente nazionale per il settore giovani e abbiamo condiviso e approvato con tutti i delegati delle varie parrocchie la bozza del documento programmatico per il triennio 2017-2020. Infine, grazie alla relazione del nostro presidente uscente Gianfranco Aprea, abbiamo potuto continuare la nostra riflessione e questa volta con un accento più associativo. Il presidente ci ha spronato a non essere tiepidi, a ritrovare la passione: passione per Dio, per luomo, per le nostre città e i nostri ambienti di vita. Inoltre ci ha detto con grande forza che lAC può fare nuove tutte le cose se diventa maestra di comunione allinterno dellassociazione, con le altre aggregazioni ecclesiali, con il Vescovo e con i parroci e ancora, se riscopre la sua identità e se innanzitutto diventa missionaria.
LAC vive tra continue e giuste tensioni che la tengono viva. Penso alla sua storia di 150 anni ma anche al presente ricco di sfide e al futuro che chissà quante ce ne riserverà. Penso ai tanti soci, servi inutili, che dopo tanti anni di responsabilità cedono il passo ad altri fratelli che con entusiasmo e passione iniziano il loro servizio. Penso ai percorsi formativi che viviamo nelle nostre parrocchie che partono dai racconti delle nostre vite e che, attraversati dalla Parola, assumono una luce nuova.
Infine penso alla contemplazione del volto di Cristo che ritroviamo in ogni persona bisognosa, con la speranza che a sua volta, possa rivedere in noi lo stesso volto
perché sia formato Cristo in voi(Lettera ai Galati 4,19).
di Benedetta MARTONE