AC: Il 50° dell’ACR, un dono per tutti

Domenica 1 dicembre 2019, presso l’ex seminario a Scanzano, hanno celebrato il 50° della nascita dell’ACR soci ed amici dell’Azione cattolica diocesana, attraverso il confronto con il responsabile nazionale Luca Marcelli.

Nella riflessione evangelica relativa al brano della lavanda dei piedi, l’Arcivescovo Mons. Alfano ha rilevato la pedagogia delle parole e dei gesti di Gesù, che con mitezza conduce i discepoli alla relazione con Lui, senza strumentalizzarli ma facendo appello alla loro libertà. Così l’educatore cristiano, che non indica se stesso ma il Cristo, si mette in gioco perché si sente amato per primo, educa la libertà e nella libertà l’altro, ponendosi accanto e compromettendosi, cioè amando.

Nella sua riflessione sul significato della ricorrenza, Luca Marcelli ha evidenziato che nel compleanno dell’ACR il dono è l’ACR stessa, nata per meglio realizzare la vocazione educativa di tutta l’Azione Cattolica, dopo il rinnovamento dello Statuto voluto a seguito del Concilio Vaticano II. Alla fine degli anni ’60, infatti, l’AC compì la scelta dell’unitarietà: uomini e donne, giovani e adulti che camminano insieme, ciascuno secondo il proprio passo, per educarsi alla vita buona del Vangelo. Da ciò nacque la scelta di inserire a pieno titolo anche i bambini e i ragazzi nell’associazione, considerandoli non destinatari della catechesi, ma capaci di rispondere alle chiamate di Dio nei loro ambienti di vita. L’ACR infatti ancora oggi scommette sulla capacità di bambini e ragazzi di scegliere la vita evangelica e di testimoniarla, a patto di compiere un sano itinerario di fede, incorporato nell’associazione.

L’ACR dunque non è un metodo divertente per intrattenere i più piccoli entro gli spazi parrocchiali, ma la proposta a misura di piccoli di una fede missionaria e comunitaria, fatta da giovani e adulti che vivono la vita associativa, cioè si esercitano nel discernimento comunitario e nell’essere comunità educante sinodale. L’ACR, pertanto -ha ribadito Marcelli – se è veramente tale, cioè non una proposta raffazzonata, non fa mancare né il dialogo intergenerazionale né il legame con la comunità ecclesiale tutta, né tantomeno ha paura di scommettere sulla capacità decisionale di bambini e ragazzi, proponendo ad essi, a loro misura, l’adesione come esercizio di laicità e scelta di missionarietà nei propri ambienti di vita.

Ma l’intervento del responsabile nazionale ha anche riguardato l’importanza che gli educatori siano parte di un gruppo associativo per poter testimoniare la comunità, perché è la comunità che educa, e che non maturino l’ipertrofia solitaria degli impegni: in associazione ciascuno, nel suo piccolo deve poter dare quanto può per educare, anche chi ha meno tempo.

A testimoniare l’importanza che l’esperienza associativa a servizio dei ragazzi ha nella vita e nelle scelte, Gilda Esposito, già responsabile ACR, impegnata poi nel mondo della cooperazione sociale e attualmente dirigente scolastico, ha rilevato quanto abbiano contribuito nella sua esperienza sia il principio associativo secondo cui l’educatore deve condurre bambini e ragazzi ad essere responsabili del dono battesimale ricevuto, sia l’esperienza di unitarietà fatta con le diverse componenti dell’associazione che animavano la comunità ecclesiale negli anni del suo servizio associativo (i due settori, l’ACR, movimenti studenti, lavoratori, maestri e la FUCI), attraverso cui la dedicazione stabile alla Chiesa ha significato anche studio, discernimento e servizio comunitari.

di Albertina Balestrieri, vice presidente settore adulti