AC: «La solidarietà il sale dell’Europa dei Popoli»

Per Raffaele Sabato, giudice della Corte di Stasburgo, l’integrazione continentale si costruisce giorno per giorno

L’Europa è stata pensata e costruita sulla solidarietà tra i popoli. Ne è convinto Raffaele Sabato, giudice alla  Cassazione e dal 4 maggio 2019 magistrato, in rappresentanza dell’Italia, presso la Corte europea dei diritti umani, denominata anche Corte di Strasburgo.

Il funzionario giuridico, originario di Castellammare di Stabia, è intervenuto durante l’incontro  «Il Sogno giovane dell’Europa dei Popoli», promosso dall’Azione Cattolica dell’arcidiocesi sorrentino-stabiese, per presentare il libro «Per l’Europa» pubblicato dall’editrice Ave e contenente la traduzione in italiano del testamento politico di Jean-Baptiste Nicolas Robert Schuman, ministro degli esteri francese dal 1948 al 1953, a cui il Parlamento dell’Unione, ha assegnato il titolo di Padre dell’Europa.

Il volume, con prefazione di Romano Prodi, già Presidente del Consiglio dei ministri, a cura di Edoardo Zin, professore ed  europeista convinto, è stato realizzato in occasione del 60° anniversario della firma dei trattati di Roma. Il magistrato, nel corso dell’iniziativa, svoltasi presso la libreria Mondadori, di Castellammare di Stabia e presentata da Gianfranco Aprea, presidente diocesano di Ac, ha ricordato l’impegno attuato da esponenti politici e di governo degli anni ’50 del secolo scorso, per avviare un progetto di Europa unita. In particolare il giudice, eletto dall’assemblea parlamentare del consiglio europeo, alla corte dei diritti dell’uomo, si è soffermato proprio sul grande lavoro di Schuman, che insieme a Jean Omer Marie Gabriel Monnet, consigliere economico del governo parigino negli stessi anni, elaborò il ben noto piano per il controllo della produzione continentale del carbone e dell’acciaio. Quell’impegno che ha per obiettivo la creazione di un’Europa unita e solidale, secondo Sabato, continua ancora oggi da parte di tutti i suoi cittadini. «L’Europa – ha infatti ribadito il magistrato – non potrà mai farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme. Essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino innanzitutto una solidarietà di fatto». Per raggiungere un simile risultato, secondo il giudice della Corte di Strasburgo, si dovrà superare la visione di continente europeo, come semplice somma di nazioni, con il conseguente contrasto di interessi locali, ed avviare una vera e propria integrazione sociale, economica e  politica, seguendo la strada intrapresa negli anni ’50 e proseguita sino ad oggi.

Nel dibattito con il numeroso pubblico presente all’iniziativa,  scaturito da queste dichiarazioni e moderato da Albertina Balestrieri, vicepresidente diocesano settori adulti dell’Ac di Sorrento-Castellammare di Stabia,  sono stati, quindi, posti in risalto i diversi aspetti e le relative problematiche dell’Europa odierna. Innanzittutto  l’impegno di creare una comune identità continentale, avviato da tempo, sia attraverso politiche per uniformare la legislazione sociale dei diversi Paesi membri, sia attività concrete per lo scambio di istruzioni e saperi tra gli Stati, che coinvolgono le università ed il mondo giovanile, come il progetto Erasmus. Secondo il giudice della corte europea, simili interventi hanno favorito la libera circolazione delle persone contribuendo a gettare le basi per un’Europa solidale. Oggi, a detta di Sabato, un simile percorso da proseguire in tutti gli altri settori della vita comune delle persone, viene limitato da una visione di Europa unita solo in termini economici. Ciò, per il magistrato della corte di Strasburgo, favorisce la creazione di paure e timori nelle diverse popolazioni nazionali, sui quali si alimenta il sentimento anti-europeo, che può essere vinto soltanto dal maggior impegno di tutti i cittadini, che hanno il diritto, ma anche il dovere, soprattutto per la diffusione di tecnologie e mezzi di comunicazione, di informarsi  in maniera rapida e  puntuale su tutte le decisioni e le scelte delle istituzioni continentali, verificando la fondatezza dei tanti messaggi che dipingono un’Europa tecnocratica, di funzionari e lontana dalla gente comune.

di G. Antonio Morese