CEI, Assemblea generale straordinaria. L’introduzione del cardinale Bassetti: fragilità che ci interpellano

Il Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, ha aperto i lavori dell’Assemblea Generale straordinaria (in Vaticano, presso l’Aula Nuova del Sinodo), che si concluderanno giovedì 15 novembre con la conferenza stampa (ore 12.30) nell’atrio dell’Aula Paolo VI.

Nella sua Introduzione il Cardinale rilancia l’eredità impegnativa del recente Sinodo sui giovani; si sofferma sul tema principale dell’Assemblea, chiamata ad approvare la nuova traduzione italiana del Messale Romano; offre una lettura preoccupata della situazione del Paese, ribadendo l’intento della Chiesa di “contribuire alla crescita di una società più libera, plurale e solidale”.

“Nello scorso mese per diversi di noi entrare in quest’Aula è stata un’esperienza quotidiana, che abbiamo compiuto a nome di una Chiesa che più che voler fare qualcosa per le nuove generazioni intende con loro crescere nella comprensione e nella sequela del Vangelo. Sui passi del Risorto, con e sotto la guida di Pietro, abbiamo rinnovato la disponibilità a percorrere la stessa strada dei giovani, pur quando questa ne segna le lontananze. Con la saggezza dell’educatore, ci siamo lasciati interrogare dalle loro parole e – forse più ancora – dai loro silenzi, accettando di entrare anche nella notte delle loro solitudini” ha esordito il Cardinale che ha aggiunto:”Nel farlo, intendiamo offrire con umiltà e fiducia quanto abbiamo di più caro, ossia quell’esperienza cristiana che riscalda il cuore, apre gli occhi e ridona una nuova direzione: all’andare dei giovani come al nostro stesso cammino. Infatti, se Papa Francesco ha potuto riconoscere che «il Sinodo è stato una buona vendemmia e promette del buon vino» (Angelus, 28 ottobre 2018) è perché il tema della consegna del Vangelo alle giovani generazioni si è trasformato nella domanda su quale forma dare al nostro essere Chiesa. Sì, il Sinodo ci ha provocati a rinvigorire la nostra appartenenza e, quindi, a individuare le modalità della missione, con cui affrontare le opportunità e le sfide di questo tempo.

Del resto, all’appuntamento sinodale non siamo certo arrivati digiuni. Penso, in particolare, alle tante iniziative di ricerca e confronto che hanno animato le nostre Chiese negli ultimi due anni e che sono sfociate nell’intensa esperienza di quest’estate. Accompagnare i giovani sui sentieri della fede, così ramificati nei territori del nostro Paese, ci ha aiutato a ritrovare uno slancio propositivo, nella bellezza di un dialogo intergenerazionale. L’incontro con il Santo Padre ci ha mostrato una volta di più quanto possa essere appassionante l’impegno per costruire relazioni buone, di cura e dedizione. La consegna del Vangelo – della vita buona del Vangelo – non può, infatti, risolversi in una trasmissione di nozioni, ma si gioca all’interno di una rete di relazioni che recupera il senso della comunità: attraverso le parrocchie, le associazioni e i movimenti, i luoghi di spiritualità animati dalla vita consacrata e quelli solitamente abitati dai giovani, a partire dalla scuola, dall’università e dai luoghi della formazione professionale.

Non che sia facile o scontato: siamo consapevoli che troppi giovani oggi non ritengono la Chiesa un interlocutore significativo. Pesano mediocrità e divisioni, spesso alimentate ad arte, rispetto alle quali riaffermiamo la nostra vicinanza al Santo Padre. Pesano scandali economici e sessuali: ne parleremo nei prossimi giorni, aiutati da Mons. Lorenzo Ghizzoni. Pesa una cultura dell’autorità che esclude dalla partecipazione e, a volte, diventa anche abuso.

Ora, se la nostra missione non è quella di creare una Chiesa per i giovani, ma piuttosto quella di riscoprire con loro la perenne giovinezza della Chiesa, abbiamo davanti – e il Sinodo ce l’ha additata con chiarezza – un’unica via: quella che passa dalla misura alta della santità, frutto dell’incontro personale con il Signore Gesù, incontro cercato e custodito, celebrato e vissuto nella fraternità.

fonte ceinews.it