Servizio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso

Celebriamo la fratellanza abbattendo i muri

Oggi, 4 febbraio, si celebra la II Giornata internazionale della Fratellanza Umana, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a dicembre del 2020. La data scelta non è casuale, poiché in questo giorno del 2019, durante la storica visita di papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti, il pontefice e Ahmad al Tayyeb, grande imam di Al Azhar, firmarono il “Documento sulla fraternità umana per la pace nel mondo e la convivenza”. La Chiesa di Roma e una delle massime istituzioni dell’Islam sunnita, per la prima volta, alzarono insieme la loro voce potente contro ogni forma di strumentalizzazione della religione per fini politici e per giustificare odio e violenze.

Quel documento, ancora oggi, solleva temi di grande attualità ed è stato alla base dell’enciclica “Fratelli tutti”. Uno dei punti nodali, che ispira anche l’azione in favore dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso nella nostra arcidiocesi, insiste sul principio per cui la fede deve portare tutti i credenti a vedere nell’altro un fratello o una sorella da sostenere e da amare. Questo è particolarmente vero per i monoteismi mediterranei. Ebraismo, Cristianesimo e Islam riconoscono nel patriarca Abramo il primo amico di Dio che, accettando la proposta divina di intrecciare la nostra fragile umanità con il mistero della trascendenza, percorse i primi passi della storia della Salvezza. Oggi, su quell’unico tronco patriarcale, sono cresciuti tanti rami, ognuno portatore di frutti diversi che, nell’insieme delle loro diversità, celebrano la gloria del Signore, realizzando la profezia per cui “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi, 12,3).

L’incontro di Abu Dhabi portò alla creazione del Comitato superiore della fraternità umana, formato da leader religiosi e culturali, nonché da studiosi impegnati a condividere e diffondere il messaggio di comprensione reciproca, che è il primo passo verso la pace. Gli Emirati hanno fatto della tolleranza e del rispetto per tutte le culture e religioni uno dei pilastri della modernizzazione economica e sociale di un Paese sempre più affamato di futuro. Il Paese si è dotato addirittura di un Ministero della tolleranza e della coesistenza, che lavora fianco a fianco con il Comitato per la Costruzione della Casa della Famiglia abramitica. Sull’isola di Saadiyat, presso Abu Dhabi, è in corso di realizzazione u progetto che, una volta ultimato, vedrà una chiesa, una moschea e una sinagoga sorgere l’una al fianco dell’altra, circondate dal verde dei palmeti del Golfo. Si tratta di un segno evidente che, al di là degli aspetti grandiosi di un’opera simbolica, interroga tutti noi.

Come possiamo realizzare quella fratellanza umana, che papa Francesco ci invita a celebrare oggi? Tutti, come membra vive della Chiesa, siamo chiamati a riconoscere negli altri, in chi è diverso da noi, in chi sembra lontano, un fratello o una sorella da incontrare e comprendere. Non si tratta di retorica smielata né di programmi dagli obiettivi lontani. La sfida deve essere raccolta qui e ora. E potremmo cominciare dalla conoscenza reciproca, sfruttando le grandi e piccole occasioni che la civiltà tecnologica ci mette a disposizione per abbattere muri secolari e rimuovere incrostazioni antiche. Perché “abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosceste a vicenda” (Corano, 49, 13).

di Giuseppe Manna
Équipe ecumenismo e dialogo interreligioso