Diario don Franco

Dal diario di don Franco: assemblea CEI Roma, maggio 2021

Finalmente! Così è iniziata l’assemblea dei vescovi italiani di quest’anno. Un avverbio ripetuto più volte dal Presidente, il cardinale Bassetti, nella sua introduzione ai lavori: finalmente! Non ci radunavamo infatti da due anni. La pandemia non ci aveva fatti incontrare l’anno scorso: a maggio, per la scadenza annuale, eravamo appena usciti dal primo lockdown e a novembre, per la convocazione straordinaria già programmata, stavamo facendo i conti con la seconda dolorosa ondata.

Finalmente! Abbiamo accettato volentieri di adattarci alle norme molto rigorose, pur di ritrovarci insieme per questa esperienza di collegialità e di comunione fraterna. Abbiamo rinunciato alla sede ordinaria dei nostri incontri, perché l’aula del Sinodo in Vaticano non permetteva di rispettare le doverose distanze. Siamo all’Hotel Ergife, sulla via Aurelia, noto per essere la sede dove si tengono tanti dei concorsi più noti a livello nazionale. Papa Francesco, che ha inaugurato l’assemblea come ogni anno, si è introdotto con una battuta, scherzando proprio sul luogo dell’incontro e confidandoci il suo “cattivo pensiero”: è un concorso per individuare il vescovo più bello? Non uno soltanto, ma tutti “belli”: così ci siamo sentiti in questi giorni intensi e fruttuosi, avendo fatto esperienza della verità della parola del Salmo 133 “com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme”!

Finalmente! Ci siamo sottoposti al piccolo sacrificio di rimanere chiusi dentro, come in una bolla, rispettando la precisa norma secondo cui chi esce non può più rientrare: che si arriva a fare per il bene di tutti… D’altra parte siamo stati ampiamente ricompensati: quasi costretti a trascorrere giornate intere insieme, in spazi certo abbastanza ampi ma comunque limitati, c’è stato più tempo per incontrarci tra di noi, senza scappare dopo le riunioni e ritrovarci da soli con gli amici, come accadeva negli anni passati. Insomma, un’esperienza di fraternità che ci ha fatto molto bene, al punto da auspicare una formula simile anche per i prossimi appuntamenti. Tutti avvertiamo l’esigenza di vivere relazioni più distese nel tempo, per una conoscenza reciproca e una condivisione fatta non solo di idee o problemi ma della nostra stesa vita. Il Vangelo ci rende più umani e meno funzionali: è il dono dello Spirito per noi pastori e per le nostre Chiese, così provate la Covid ma tanto desiderose di vivere rapporti autentici e crescere in umanità.

E i temi trattati? Al centro delle nostre giornate di lavoro c’è stata la riflessione sul “cammino sinodale”, richiesto con insistenza dal Papa e accettato con grande interesse da noi tutti. Abbiamo ascoltato le sue parole, prima di intavolare un dialogo sincero e concreto con lui, che anche quest’anno ha caratterizzato l’avvio della nostra assemblea sulle questioni che ci stanno più a cuore. Ci siamo poi confrontati tra di noi, dopo aver accolto con interesse dalla presidenza i suggerimenti teologici e pastorali essenziali per il lavoro che ci aspetta. Sul Sinodo infatti si dovranno interrogare le nostre Chiese, perché lo Spirito sia ascoltato in tutte le sue manifestazioni. La pandemia ha segnato fortemente ciascuno di noi, ma anche le nostre comunità. Ora si tratta non semplicemente di riprendere il cammino da dove ci eravamo fermati, ma di cercare vie nuove da percorrere insieme e con entusiasmo, attenti a quanto ciascuno porta nel cuore come attese ma anche come ferite.

Sono i “luoghi” che la gente abita quotidianamente e  che dovremo imparare a frequentare non tanto con l’atteggiamento di chi si sente investito del grave compito di portare la salvezza agli altri, con la presunzione di avere la ricetta per tutte le questioni, ma di stabilire rapporti veri e di camminare insieme nella compagnia degli uomini per condividere la gioia del Vangelo anche nel tempo della prova. Insomma, un cammino che noi abbiamo già avviato negli ultimi anni ma che ora attende di essere fatto tutti insieme, con coraggio e pazienza, mettendoci in ascolto di ogni persona, senza trascurare nessuno, e seguendo la strada che lo Spirito ci indicherà.

Così mi preparo a tornare in diocesi, per aprire questa nuova tappa del nostro viaggio alla scuola del Vangelo: è il sogno della Chiesa che porto nel cuore e che ora sono chiamato a condividere con tanti altri, per riscoprirci insieme Popolo di Dio, fratelli tutti… finalmente!