Dialogo tra vescovo e giovani sul Vangelo della II Domenica di Pasqua

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Nella II Domenica il Vangelo ripropone l’incredulità di Tommaso di fronte all’annuncio che Cristo è risorto. Solo quando ne farà esperienza diretta crederà. Di questo episodio evangelico parlano insieme l’arcivescovo, mons. Francesco Alfano, e i giovani del Rinnovamento nello Spirito.
 
La prima domanda riguarda proprio l’incredulità di Tommaso, che riflette anche un atteggiamento dei giovani di oggi: come aiutare i ragazzi ad avvicinarsi al Signore?
“Tommaso ha da dire molto ai giovani perché non crede immediatamente – sottolinea mons. Alfano -, pone domande e non si fida se non dopo aver fatto un’esperienza di fede diretta. Tommaso, allora, lancia un messaggio a ciascun giovane: ‘Buttati fino in fondo pur di trovare la verità di te stesso, cerca Gesù nella tua vita’. La richiesta di Tommaso è legittima, come lo sono quelle di tutti i giovani. Ma Tommaso come fa a incontrare Gesù? Malgrado i dubbi, accetta di ritornare nel gruppo, dal quale si era allontanato. Noi non sappiamo cosa è successo a Tommaso in quella settimana, ma sappiamo la conclusione: otto giorni dopo Tommaso è con gli altri discepoli. Che bello: s’incontra il Signore mai da soli. Un giovane può aprirsi all’esperienza della fede attraverso il rapporto personale con il Signore, leggendo il Vangelo, ma mai escludendo gli altri. Gesù si mostra solo attraverso questa comunione fraterna, con un linguaggio più giovanile, attraverso questa amicizia sincera, forte. Gesù, infatti, chiama i discepoli ‘amici’”.
 
La seconda domanda è sulle piaghe per un giovane di oggi?
“Quando Tommaso ha visto il Crocifisso resuscitato con i segni del dolore dentro di sé – ha sottolineato il presule -, ha creduto. Quindi, per credere in Gesù bisogna riandare alla croce, accettare che Gesù ha condiviso la sofferenza degli uomini. Le prime piaghe che un giovane può vedere sono le sue, fisiche, morali, sociali e relazionali. E, poi, quanti giovani sono caduti in forme di schiavitù che rendono poco dignitosa la vita umana? E se poi un giovane si affaccia su questo mondo, che è stato deturpato dall’ingiustizia, dalla cattiveria, dalla violenza, da un sistema che non mette più al centro l’uomo, ma il danaro, vede le piaghe. Toccare le piaghe significa riconoscere che ognuno di noi è un dono di Dio, è legato a Gesù. Toccare queste piaghe significa accettare di vivere nell’amore, aprirsi agli altri e con essi condividere un’esperienza di solidarietà, di servizio, di apertura alla vita che viene da Dio. è la speranza che Gesù risorto dà anche a noi e a voi giovani in particolare”.
 
L’ultima domanda evidenzia che nel Vangelo si dice che Gesù entra a porte chiuse: quali sono le porte chiuse di noi giovani, attraverso le quali entra comunque Gesù?
“Per i discepoli le porte erano chiuse per la paura di subire la stessa sorte del Maestro – chiarisce l’arcivescovo -. Per noi le porte chiuse riflettono delle paure. La prima paura è quella del domani, di affrontare le responsabilità di una vita diventata così oscura, priva di punti di riferimento forti, degli altri, in cui vediamo possibili nemici o avversari, di se stessi. Il Vangelo, però, dice: ‘Non abbiate paura’. È bello sapere che anche nei momenti difficili o bui, Gesù viene. La fede ci consente di fare esperienza. È quello che auguro non solo a voi, ma a tutti i giovani, soprattutto a quelli che stanno più in difficoltà e nel buio”.