Lunedì 17 gennaio, la Concattedrale di Castellammare di Stabia, dedicata a Maria Santissima Assunta e a San Catello ha accolto Fra Sergio Galdi d’Aragona OFM, Commissario generale di Terra Santa a Napoli, che ha presieduto la celebrazione eucaristica delle 18:30, affiancato dal parroco don Antonino D’Esposito e da don Salvatore Iaccarino, che guida l’équipe ecumenismo e dialogo interreligioso della nostra arcidiocesi.
La visita del Commissario generale, salutata dai tanti fedeli presenti in chiesa nel rispetto della normativa sanitaria vigente, accompagna l’apertura della mostra “Come pellegrini al Santo Sepolcro”, frutto della sinergia tra la Custodia di Terra Santa e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, ieri rappresentato dal luogotenente per l’Italia meridionale tirrenica, prof. dott. Giovanni Battista Rossi, dal prof. Dott. Luigi Ramunno, che guida la sezione “Beata Vergine del Rosario” nonché da alcuni membri dell’Ordine della delegazione sorrentina.
L’esposizione, composta da 14 pannelli con immagini, didascalie e ricostruzioni grafiche elaborate da National Geographic, accompagna i visitatori in un viaggio di fede, archeologia e cultura attraverso le epoche romana, bizantina, crociata, islamica e ottomana, che la città santa per ebrei, cristiani e musulmani ha attraversato nel corso dei secoli. La Concattedrale di Castellammare di Stabia ospiterà la rassegna fino a lunedì prossimo, durante tutta la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Ed è proprio al tema delle divisioni tra i seguaci di Gesù che Fra Sergio ha dedicato alcuni spunti di riflessione della sua omelia. Il Cristo, che si è incarnato in quel lembo di Medio Oriente, è venuto nel mondo per rinnovare tutte le cose, siglando la nuova ed eterna alleanza con gli uomini e le donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Eppure, il seme delle divisioni ha generato discordie e fraintendimenti, che rappresentano altrettante “lacerazioni nel corpo mistico di Cristo” – ha sottolineato il Commissario generale. Ecco perché – ha proseguito Fra Sergio – tutti noi cristiani di tutte le confessioni siamo chiamati alla preghiera costante, non solo durante questa settimana di gennaio, per ricucire quelle ferite aperte nel corso dei secoli.
Quest’anno sono stati i cristiani del Medio Oriente a preparare le letture e gli spunti di riflessione per i giorni dedicati all’unità dei discepoli del Maestro, scegliendo il versetto del Vangelo di Matteo “In Oriente abbiamo visto apparire una stella e siamo venuti qui per adorarlo”. È il riferimento all’episodio dei Magi, rappresentanti tutti i popoli del mondo che riconoscono nel Bambino la manifestazione del Dio incarnato. Nelle chiese orientali, il riferimento alla manifestazione della divinità di Gesù è legato più spesso all’episodio del battesimo nel fiume Giordano quando i cieli si squarciarono e tutti i presenti udirono la voce del Padre. Quel luogo geografico – come ha puntualizzato Fra Sergio – ha un profondo significato teologico. Il Giordano scorre infatti in una depressione, tra terre riarse e tormentate dagli elementi della natura, al di sotto del livello del mare. Anche in quelle profondità è arrivato l’annuncio della salvezza perché, anche se “un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso” (Sal. 64), non c’è tenebra che tenga dinanzi alla luce uscita dal sepolcro ormai vuoto nel mattino di Pasqua. Ed è intorno a quella tomba senza morte che tutti i cristiani si riuniscono e si riscoprono, nonostante la fatica della convivenza e delle divisioni antiche, seguaci di un unico Maestro e Signore.
di Giuseppe Manna
Équipe ecumenismo e dialogo interreligioso