Esercizi Spirituali per il Clero diocesano

Mai come quest’anno abbiamo atteso con ansia questi giorni: Dal 15 al 19 novembre abbiamo deciso di sottrarci al turbinio degli impegni pastorali, cosa non facile per noi preti. L’anno scorso l’emergenza Covid ci aveva impedito di vivere gli esercizi spirituali della nostra diocesi e quest’anno non potevamo non cogliere l’occasione.

E così (eravamo in 33, più don Franco) per alcuni giorni abbiamo messo tutto in pausa e abbiamo per un po’ smesso i panni di coloro che hanno sempre qualcosa di buono da dare o da dire, per indossare i panni dei mendicanti.

Sì, perché questo è l’esperienza degli esercizi: riscoprirsi mendicanti dell’amore di Dio e della Sua Parola; abbiamo smesso di prenderci cura degli altri e delle faccende della Chiesa per permettere a Dio di prendersi cura di Noi attraverso la presenza e le parole del predicatore. In questi pochi giorni nella casa “Domus Aurea” a Roma, padre Giuseppe Trotta sJ ci ha accompagnati nella lettura del libro degli Atti degli apostoli

La meditazione del libro degli Atti ci ha aiutato a ricordare che l’incontro con Gesù risorto è il punto di partenza di ogni vita cristiana e che questa si esprime poi nella cura dei più poveri e nella premura per la comunità intera. Il confronto con le primissime comunità cristiane ci ha restituito la bellezza e la fatica di camminare insieme: le prime comunità mettevano i beni in comune, ma non erano prive di doppiezze, egoismi e parzialità; per loro tutto era nuovo e si aprivano discussioni (spesso accese) per decidere ogni cosa. Di fatto questo clima di corresponsabilità e di comunione in cui vivevano era un vero e proprio sinodo continuo ed era lo stile distintivo dell’essere cristiani.

Forse ai fedeli delle nostre comunità avrebbe fatto bene vederci in fila per accostarci all’eucarestia, o entrare nella sala degli incontri col nostro bravo quaderno e la nostra Bibbia per metterci in ascolto. Tutti: il prete che passa la vita ad ascoltare i peccati dei penitenti, quello che gira ogni giorno per le corsie di un ospedale, quello che è un vulcano di iniziative…diversissimi per temperamento e attitudini, ma assolutamente identici nel bisogno di incontrare Dio. Vederci così aiuterebbe a scrostare via quella patina di sacralità con cui a volte siamo guardati, per vedere la verità: che siamo cristiani in cammino, bisognosi ogni giorno di convertirsi e ricominciare.

don Salvatore Savarese