Il pellegrinaggio diocesano a Pompei

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Affidare il proprio cammino quotidiano a Maria, a conclusione del mese di maggio. Stanotte si è tenuto il pellegrinaggio diocesano a piedi a Pompei. I fedeli, giunti all’alba, hanno camminato tutta la notte per ritrovarsi stamattina con l’arcivescovo, monsignor Francesco Alfano, nel piazzale Giovanni XXIII del santuario, per la celebrazione della Messa. La partenza, ieri sera, da Sorrento, è stata alle 22.30 mentre da Castellammare di Stabia è stata stanotte alle 3.30. Da lì a guidare il pellegrinaggio è stato mons. Alfano, che ha camminato insieme con i fedeli per condividere questa forte esperienza di fede. Diverse sono state le tappe toccate lungo il cammino, al quale si sono aggiunti altri fedeli. L’organizzazione del pellegrinaggio è stata affidata all’Opera diocesana pellegrinaggi. Molti fedeli sono giunti anche con i pullman organizzati dalle parrocchie per questa festa della fede.
 
“Tutto in questa liturgia ci comunica la gioia della Pasqua”, ha sottolineato, nell’omelia della Messa, mons. Alfano. Ma “come gioire? Come far sì che la gioia dopo il pellegrinaggio notturno entri nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, nelle nostre città?”, ha chiesto l’arcivescovo, proponendo subito come modello Maria.
 
Innanzitutto, ha osservato il presule, “la gioia di Maria nasce dal silenzio”. Infatti, “il Vangelo ce la presenta così: dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo, in fretta si mette in cammino, nel silenzio prega, riflette, custodisce la Parola che Dio le ha rivolto”. Di qui l’invito: “Dobbiamo riscoprire il silenzio di chi cammina e va incontro all’altro senza dimenticare quanto Dio ha fatto nella sua vita. Chiediamo al Signore il dono del silenzio affinché quello che ha fatto il Signore penetri dentro di noi”. E “impariamo da Maria a gustare il silenzio per sentirci sempre uniti a Dio”.
 
Da Maria viene anche un’altra indicazione: “Quando entra in casa di Elisabetta usa parole per comunicare il Signore, per donare la gioia di Dio agli altri”. Al contrario di noi che tante volte “usiamo le parole per ingannare e rinchiuderci in noi stessi”. Sull’esempio di Maria, “anche noi siamo chiamati a condividere e trasmettere agli altri la gioia del Vangelo, anche quando portiamo la croce”. Dunque, “il dono che dobbiamo portare agli altri è la gioia vera del Vangelo. Il Signore ci affida questo compito. Ma – ha avvertito mons. Alfano – non convinceranno prediche o discorsi: per raggiungere i cuori di tanti, soprattutto poveri e giovani, dobbiamo comunicare la gioia del Vangelo con la vicinanza, con la disponibilità di metterci accanto all’altro”.
 
Un ultimo elemento: “Maria a casa di Elisabetta si ferma, resta con lei”. “Noi – ha evidenziato l’arcivescovo – viviamo spesso rapporti superficiali, mentre Dio è venuto per rimanere con noi. Chiediamo al Signore di vivere relazioni profonde e stabili che ci consentano di porci al servizio degli altri, come ha fatto Maria”. Infatti, “la vera gioia è nel servizio. Non dobbiamo aver paura di essere considerati poco importanti. Scegliamo l’ultimo posto, riconosciamo gli altri più importanti di noi per davvero. Allora – ha affermato il presule – saremo con Cristo servi per amore, servi dell’umanità, e faremo sperimentare ai nostri fratelli e sorelle la bellezza di sentirsi amati dal Signore”. Mons. Alfano ha concluso: “Maria ci accompagni in questo viaggio attraverso l’amicizia e la fraternità vera per costruire su questa terra la famiglia dei figli che, insieme con Maria, lodano il Padre, che non fa mancare a nessuno la sua misericordia e la sua fedeltà”.
 
Al termine della Messa è intervenuto anche l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, che ha voluto dare il benvenuto a mons. Alfano e a tutti i pellegrini.

 

di Gigliola ALFARO