Iniziato il Sinodo straordinario dei Vescovi sulla famiglia

È iniziata ieri la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. La famiglia è tenuta come in un ideale abbraccio, tra il Sinodo straordinario di quest’ottobre 2014 e il Sinodo generale del 2015. Un percorso originale che vede coinvolte e interpellate tutte le componenti ecclesiali e non solo. Nella scelta della famiglia, con le sue sfide inedite e le grandi risorse, la Chiesa respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l’umanità.
Il Vangelo sulla famiglia è la buona novella dell’amore divino che va proclamata a quanti vivono questa fondamentale esperienza umana personale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli, che è la comunità familiare. Il magistero della Chiesa sul matrimonio va presentato e offerto in modo comunicativo ed efficace, perché raggiunga i cuori e li trasformi secondo la volontà di Dio manifestata in Cristo Gesù.
Sabato 4 ottobre, in piazza San Pietro, c’è stata la veglia di preghiera, organizzata dalla presidenza della Cei, per pregare insieme con il Papa per accompagnare il Sinodo. “È significativo come – anche nella cultura individualista che snatura e rende effimeri i legami – in ogni nato di donna rimanga vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere” ha sottolineato Papa Francesco nel corso della veglia di preghiera. “La famiglia – ha aggiunto – continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale. E più le sue radici sono profonde, più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri ad alcuna terra”. Il Santo Padre ha, quindi, ricondotto il significato dell’assise sinodale alla ricerca di “ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa”, spiegando che per capirlo occorre “prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’‘odore’ degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce: a quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia”. E, rivolgendosi alle famiglie che gremivano piazza San Pietro, ha esortato a invocare dallo Spirito Santo per i Padri sinodali i doni dell’ascolto, del confronto “sincero, aperto e fraterno” e dello “sguardo fisso su Gesù”. “A quel punto – ha concluso – con la gioia del Vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri; una Chiesa in grado di “vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà che le vengono sia da dentro che da fuori”; una Chiesa “capace di amare come Gesù ha amato”.
Poco prima il Santo Padre era stato salutato dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che in riferimento ai lavori sinodali ha detto: “Come Chiesa sentiamo di non voler combattere alcuna battaglia di retroguardia, né semplicemente di difesa: intendiamo, piuttosto, spenderci fra la gente… rinnoviamo la responsabilità del nostro servizio, che ci chiama a promuovere e far brillare la grandezza e la verità della vocazione umana e del Vangelo del matrimonio e della famiglia. Ci guida e ci sprona un amore appassionato per l’uomo, approfondito alla luce dell’esperienza cristiana che, se non ci impedisce di riconoscerne le fragilità, ce ne fa ancora più gustare la dignità e la bellezza”.
A sua volta, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha accolto con calore le migliaia di famiglie presenti alla veglia, ringraziandole per aver aderito all’invito dei vescovi italiani a “ritrovarci qui soprattutto per pregare, per accompagnare con il nostro affetto i padri sinodali, per accompagnare il desiderio del Santo Padre di mettere sempre di più al centro della nostra attenzione, riflessione e preghiera la famiglia come bene comune, quel bene comune che è la famiglia”. “Vogliamo ricordare a tutti, anche a nome di chi è rimasto a pregare nelle nostre parrocchie – ha proseguito il segretario generale – che la famiglia è veramente al centro della nostra società. Prendersi cura della famiglia è assicurare non solo il futuro, ma anche il presente, un presente bello, riuscito per la nostra società”.
Ad introdurre la veglia, alcune testimonianza di coppie, offerte con cordialità e sincerità disarmante: Antonio e Roberta di Benevento, fidanzati incamminati verso il matrimonio; Margherita e Marco, coniugi di Novara: ai loro quattro figli si è unita una bimba in affido familiare; Antonella e Nicola di Tivoli, che dopo essere stati separati per sei anni hanno ritrovato l’unità e sono tornati a vivere insieme.
Ieri, domenica 5 ottobre, Papa Francesco ha presieduto la celebrazione della Santa Messa nella basilica vaticana in occasione dell’apertura del Sinodo straordinario dei Vescovi. Hanno concelebrato con il Santo Padre i cardinali, patriarchi, arcivescovi maggiori, arcivescovi, vescovi e presbiteri membri del Sinodo. “Lavorare per la vigna del Signore”, prendendosi “cura della famiglia”. È questo il compito del Sinodo, ha spiegato il Pontefice. “Oggi – ha evidenziato – il profeta Isaia e il Vangelo utilizzano l’immagine della vigna del Signore. La vigna del Signore è il suo ‘sogno’, il progetto che Egli coltiva con tutto il suo amore, come un contadino si prende cura del suo vigneto. La vite è una pianta che richiede molta cura!”. E “il ‘sogno’ di Dio è il suo popolo: Egli lo ha piantato e lo coltiva con amore paziente e fedele, perché diventi un popolo santo, un popolo che porti tanti buoni frutti di giustizia”. Ma, ha avvertito Francesco, “sia nell’antica profezia, sia nella parabola di Gesù, il sogno di Dio viene frustrato”. Isaia dice che la vigna, tanto amata e curata, “ha prodotto acini acerbi” e nel Vangelo, invece, “sono i contadini a rovinare il progetto del Signore: essi non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi”.
“Gesù, con la sua parabola – ha spiegato il Papa -, si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, cioè ai ‘saggi’, alla classe dirigente. Ad essi in modo particolare Dio ha affidato il suo ‘sogno’, cioè il suo popolo, perché lo coltivino, ne abbiano cura, lo custodiscano dagli animali selvatici. Questo è il compito dei capi del popolo: coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità”. Ma Gesù dice che “quei contadini si sono impadroniti della vigna; per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto”. In realtà, ha sottolineato il Pontefice, “la tentazione della cupidigia è sempre presente. La troviamo anche nella grande profezia di Ezechiele sui pastori, commentata da sant’Agostino in un suo celebre Discorso”. Dunque, “cupidigia di denaro e di potere. E per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito”.
“Anche noi, nel Sinodo dei vescovi – ha chiarito il Santo Padre -, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo”. In questo caso, “il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità”. “Noi – ha aggiunto – siamo tutti peccatori e anche per noi ci può essere la tentazione di ‘impadronirci’ della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo ‘frustrare’ il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività”. Di qui l’invito ai “fratelli sinodali”: “Per coltivare e custodire bene la vigna, bisogna che i nostri cuori e le nostre menti siano custoditi in Gesù Cristo dalla ‘pace di Dio che supera ogni intelligenza’”. Così, ha concluso, “i nostri pensieri e i nostri progetti saranno conformi al sogno di Dio: formarsi un popolo santo che gli appartenga e che produca i frutti del Regno di Dio”.