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inSinodo: il terzo ed ultimo incontro con il prof. Giovanni Grandi

Sapere quanto sia importante il discernimento comunitario ci aiuta ad avere fede nell’azione dello Spirito Santo che parla a tutti noi, indipendentemente dai nostri meriti, e ci guida verso il bene assoluto: basta saperlo ascoltare.

Questo, in sintesi, il messaggio lasciatoci dal prof. Giovanni Grandi nell’ultimo incontro per il Sinodo, tenutosi in diocesi.

Sappiamo bene che il Sinodo è un tempo di grazia e dunque non dobbiamo viverlo passivamente, ma dobbiamo averne consapevolezza, coinvolgendoci in prima persona. Solo così potremo partecipare attivamente a questa opera di innovazione e di cambiamento della Chiesa che, lungi dall’essere radicata in abitudini e tradizioni, si adegua attraverso questo cammino sinodale alle nuove esigenze della nostra attuale società.

Premesso questo, il relatore ci ha indicato degli elementi da considerare per capire e praticare bene il discernimento comunitario che ci deve mettere in condizione di lavorare in gruppo e di ascoltare la nostra interiorità che ci consente di fare esperienza dello Spirito Santo che ci accompagna nella vita.

Si tratta di 4 punti che, se considerati, ci aiutano a progettare il cammino sinodale in comunità:

1 Ansia da risultato

2 Assenza di profondità

3 Pregiudizio d’ascolto

4 Partecipazione attiva tramite confronto aperto, autentico e sincero

Tutti questi elementi hanno un comune denominatore e cioè l’ascolto.

Non si può pensare al discernimento comunitario se non ci si pone nella condizione dell’ascolto che deve partire da un breve incontro di silenzio, di meditazione e di preghiera rivolta allo Spirito affinché “ravvivi in noi tutti i doni ricevuti e ci dia un cuore nuovo… un cuore puro… un cuore grande… un cuore forte e capace di amare tutti”, come già invocava San Paolo VI.

Questa disposizione ci fa capire che a nulla serve l’ansia del risultato perché non deve prevalere la nostra volontà bensì quella dello Spirito che ci accompagna. Quindi ognuno deve esprimere ciò che sente, in piena libertà, ben sapendo che lo Spirito soffia dove vuole e si fa sentire da tutti.

Dobbiamo liberarci dalle ansie di prestazione, dai condizionamenti, dai pregiudizi e dalle nostre precedenti convinzioni sapendo che ognuno di noi è importante per Dio e tutti noi possiamo dare un personale contributo alla ricerca del risultato se ci poniamo al servizio della comunità, senza pretese o ambizioni, senza voglia di sopraffare o di emergere.

Suor Nathalie Becquart direbbe: “Tutti sulla stessa barca remando all’unisono”.

L’importante è sapersi ascoltare per seguire la voce interiore di Dio e poi esprimerla nel gruppo, in piena libertà, senza paura e senza remora,  per aprirsi ad un confronto autentico, aperto e schietto.

Seguirà poi l’elaborazione dei contenuti raccolti in un diverso microgruppo di lavoro e alla fine si arriverà alla condivisione della scelta.

Per la buona riuscita del processo attivato il prof. G. Grandi ha consigliato l’importante prassi dell’annotazione del proprio pensiero su un foglio e quindi ha ribadito l’importanza della scrittura che può essenzializzare un discorso tramite le parole “chiave” che vanno riportate sul foglio per una riesposizione breve e coincisa.

Un’altra strategia buona nella conduzione dell’attività di gruppo è il ricorso alla figura di un facilitatore che riesca a fare da moderatore nella fase del confronto e sia capace poi di riepilogare i contenuti espressi durante la trattazione dell’argomento scelto.

Alla fine dell’incontro, consapevoli del fatto che ognuno può abitare la propria interiorità con il Signore che accompagna tutti, ci siamo sentiti fortificati e incoraggiati perché abbiamo compreso che tutti possiamo affrontare il cammino sinodale, insieme e uniti, nella certezza che la Chiesa andrà avanti, spedita e attiva; riuscirà a superare gli ostacoli che incontra, adattandosi ai tempi e ai bisogni dei cristiani.

Insomma, “Insieme si può”, a dirla con Morandi-Ruggieri-Tozzi: bisogna intraprendere il viaggio, senza reticenze, remando insieme per raggiungere nuovi approdi. E qui mi torna in mente anche il viandante di Antonio Machado: per lui non c’è una strada già tracciata… lui va avanti fiducioso perché sa che “il cammino si fa andando”.

Anche in questo caso si parla di un itinerario spirituale, come il cammino sinodale, che non ha soltanto una dimensione fisica ma anche una dimensione interiore.

E sarà proprio questa interiorità a  spingerci in avanti con fiducia. Da qui l’augurio di un buon cammino a tutti!

a cura di Anna Guarracino

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