La crisi nella coppia analisi ed indirizzi di aiuto

Nel secondo incontro, dei tre programmati dall’Ufficio di pastorale familiare per la formazione degli operatori, che si è tenuto ad Alberi il 17 e il 18 maggio, i coniugi Rita Della Valle e Rino Ventriglia hanno affrontato il tema cruciale della gestione della crisi nella coppia.
Il punto di partenza dell’analisi condotta dai relatori è la presa di coscienza dell’innesco della crisi in presenza di alcuni segnali: le cosiddette “spie dell’amore”.
            Anzitutto richiamando un simpatico detto africano ci hanno ricordato che molto spesso nell’ambito di una relazione si è portati a guardare solo i difetti e le mancanze dell’altro (la sua proboscide) senza considerare i nostri difetti e le nostre mancanze che possono aver provocato la “reazione” dell’altro. Quindi, ci hanno messo in guardia da alcune situazioni che possono innescare una crisi. Innanzitutto, la simbiosi competitiva complementare, quando la diversità che caratterizza il nostro essere uomo-donna ci porta a non accettare la diversità dell’altro e ad averne quasi timore tanto da desiderare di “trattenere” l’altro o di “modificarlo” secondo quello che noi stessi sembra essere il giusto modo di essere. Il secondo rischio è il passaggio dall’innamoramento all’amore, quando si realizza che la magia dell’amore non ci rende dei “maghi” capaci di intuire i desideri e le ragioni dell’altro e che la relazione d’amore non ha vita se non le si dedica cura. Un terzo pericolo: la comunicazione incentrata sul fare invece che sull’essere; quando si comincia a non comunicarsi più le emozioni e non si fanno investimenti d’amore in perdita, la famiglia diventa un’azienda dove il livello della comunicazione è esclusivamente incentrato sulle cose da fare e non su “come ci si sente”. E ancora: le delusioni per la diversità dell’altro, il non sentirsi accolti nell’espressione dei propri sentimenti provocano rabbia ed alla fine presentiamo al coniuge i nostri crediti, i nostri “bollini” quasi come se tutto quello che noi abbiamo messo nella relazione possa essere quantificato con bollini premio. C’è, poi, la tendenza all’isolamento, pur essendo insieme, che porta a rafforzare sempre più la tentazione di non comunicare con l’altro perché “tanto non può capirmi” e così ci si rifugia sempre più nel proprio mondo, dal quale l’altro viene pian piano estromesso. Fino a che la coppia percorre strade parallele, conducendo in autonomia la propria vita sociale ed affettiva. Infine, il confronto con l’altro non interessa più e conseguentemente si ha una riduzione o la scomparsa del desiderio. Nei casi estremi si arriva a trovare rifugio nel superlavoro, nella dipendenza da alcol e droga, nell’evasione virtuale di internet.
            Per ripartire occorre, allora, rimettere in moto la comunicazione all’interno della coppia, poiché la comunicazione è ciò che alimenta la relazione.
            Per imparare a comunicare efficacemente con il coniuge, e in ogni relazione, è importante anzitutto fare silenzio e prendere contatto con i nostri limiti e i nostri difetti (la nostra proboscide), quindi occorre mettersi in un atteggiamento di ascolto dell’altro. L’ascolto, per poter essere efficace ,ci impone di liberarci dei nostri preconcetti e pregiudizi; insomma, per poterci riempire dell’altro dobbiamo essere dei “cassetti vuoti”. A questo punto invece di accusare l’altro è bene esporre con calma le emozioni (tristezza, rabbia, dolore) che il suo comportamento ci ha provocato. L’amore difatti, pur essendo un bellissima magia, non ci trasforma in maghi capaci di comprendere l’altro senza parlare, perciò è necessario comunicare sempre i nostri bisogni, desideri, idee, progetti, perché il coniuge non è in grado di intuirli guardandoci negli occhi e perciò bisogna avere la pazienza e l’umiltà di chiedere. Le richieste inespresse e non comprese ci portano ad accumulare crediti da presentare al coniuge sotto forma di accusa. La comunicazione deve perciò essere diretta con risposte precise agli stimoli, senza reinterpretarli.
            Per raggiungere una intimità profonda con il proprio coniuge i relatori hanno tracciato tre sentieri da percorrere. Il primo sentiero, quello “della magia”, passa attraverso il sorriso, la gratitudine e la tenerezza. Imparare a gioire della gioia dell’altro invece di “invidiarla” e ridere insieme sono i primi passi, ricordarsi di festeggiare i momenti importanti insieme per “fare memoria” della storia che si sta costruendo. Ed infine manifestare gratitudine per l’amore che il coniuge ha per noi ed esercitarsi nell’ABC della tenerezza attraverso “Abbracci, Baci e Carezze”.
            Il secondo sentiero è quello della passione che va alimentata attraverso il continuare a coltivare i sogni comuni, nel curare la propria salute e il proprio corpo, nel dare tempi e spazi adeguati all’amore e nel sorridersi.
            Il terzo e ultimo sentiero è costituito dai sei ingredienti che fondano il nutrimento della coppia. Ricordarsi che il partner non ci appartiene; avere la giusta distanza; prepararsi all’incontro; avere fantasia; giocare; ricordarsi del bacio.
            Il messaggio che i relatori ci hanno lasciato è che non esistono famiglie e coppie che non abbiano crisi, ma la cosa più importante è imparare a passare attraverso la crisi e uscirne rafforzati. Il “per sempre” del matrimonio è possibile se si impara a non temere le crisi ed a trasformarle in occasioni di crescita.
            La risonanza dei temi trattati è stata molto positiva. I partecipanti hanno apprezzato molto la professionalità e l’immediatezza dei relatori, partecipando con entusiasmo agli esercizi proposti e stimolando la discussione con domande e interventi.
            La presenza del nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, nel pomeriggio della domenica, ha arricchito di nuova luce queste giornate. Egli ci ha ribadito l’importanza di un ascolto attivo dell’altro e del ruolo della famiglia cristiana quale lievito della società.
            Molte le sollecitazioni e i suggerimenti per i prossimi incontri, arrivati dagli oltre 100 partecipanti, provenienti da tutta l’arcidiocesi. Gli argomenti sui quali convergono le richieste di un futuro approfondimento sono la relazione genitoriale, il dialogo nella coppia e la sessualità.
            Il prossimo appuntamento già programmato è per il 14 e 15 giugno sul tema dell’affido e dell’accoglienza della vita.

di Elvira IACCARINO