Parrocchie Nostra Signora di Lourdes - Santa Maria delle Grazie

La preghiera musicale dei ragazzi della Comunità di Massa Lubrense come inno alla vita e al coraggio.

Chi canta prega due volte” disse Sant’Agostino e aveva proprio ragione.
Il canto, infatti, non è solo musica e voce, ma qualcosa di molto di più: è anche anima.
Un’anima profonda che sceglie di trasformare la sua essenza in melodia per diventare linguaggio universale, alla portata di tutti.
Un’anima pura che, tramite il canto, si diffonde in ogni parte della persona, creando una sinfonia umana che ha come “punto d’attacco” sempre e soltanto il cuore.
Si, perchè è questione di cuore quando si canta e sempre di cuore si tratta quando si prega.
E questo lo hanno capito bene anche i ragazzi della Parrocchia Santa Maria delle Grazie di Massa Lubrense che, il mese scorso, hanno tenuto una vera e propria preghiera musicale proprio qui nella Chiesa “Nostra Signora di Lourdes”, sulle note delle canzoni di “Scugnizzi“.

Il famoso musical è incentrato sulla storia di giovani ragazzi di quartiere che trovano la forza di ribellarsi contro la camorra e di lanciare contro di essa un grido di protesta che, pian piano, diventa il grido di tutta la città.  La determinazione che unisce i protagonisti dello spettacolo nella lotta contro il sistema e il potere, ci ricorda che, insieme, si possono fare grandi imprese, anche quelle più grandi ed impensabili.
E allo stesso modo, anche i ragazzi della comunità massese, hanno voluto infondere questo spirito di forza,
di gioia per la vita e per le sue piccole sfumature, di coraggio per lottare contro i limiti di una società incomprensiva e anche contro i nostri. Un vero e proprio inno alla vita che tocca le maggiori tematiche più sentite e cruciali del nostro tempo, fin troppo fugace, con passione.

Con la loro preghiera musicale, i ragazzi hanno cercato di far capire che dobbiamo riporre speranza nei nostri passi, nei nostri sogni e perfino nei nostri errori, che dobbiamo essere più comprensivi verso noi stessi e le nostre scelte. Hanno fatto capire che la pazienza non è sconfitta, ma forza. Forza tacita e impetuosa. Forza che ci spinge a “portare su” ciò che ci fa male e sostenerlo sulle nostre spalle da soli, senza l’aiuto di nessuno, proprio perchè consapevoli del fatto che il peso presto si trasformerà in leggerezza, dando spazio a ciò che ci rende felici, perchè la pazienza è la sapienza di saper dialogare con i propri limiti.
Hanno fatto capire che l’ascolto non è un gesto passivo, come pensano tutti, ma attivo, sincero, vivo.
Un chiaro simbolo di affermazione dell’altro, perchè chi ti ascolta, sa che esisti e vuole che tu gli racconti tutto in te proprio per questo: perchè la bellezza delle persone non va solo cercata, guardata, ma anche ascoltata.
Ma soprattutto hanno cercato di far capire che a volte, nella vita, dobbiamo mancare un obiettivo per trovare il nostro destino, che proprio per questo, l’insuccesso non è un fallimento ma, anzi, un’opportunità,
perchè ci aiuta a farci rendere conto che vogliamo qualcosa di diverso nel nostro presente e che non per forza il crollo delle nostre aspettative significhi impedire l’avvento del futuro che siamo destinati a creare.
Il fallimento non deve definire chi siamo, perchè siamo solo e soltanto noi che possiamo e dobbiamo ridefinirci in base a ciò che siamo destinato a essere.

Con questa preghiera, infatti, i ragazzi, nelle loro parole e nel loro canto, ci hanno voluto far capire che “l’ammore a nuje ce po’; salvà“.
E quindi che finché guardi con amore,
cammini con amore,
costruisci con amore
e credi nella forza dell’amore,
allora anche l’impossibile diventa semplice
e tutto può salvarsi.
Sempre.

di Alessia Miranda