Figure di Santità

Madre Serafina di Dio, il 17 marzo ricorre l’anniversario della morte

Una caprese indimenticabile

    Mercoledì 17 marzo ricorrerà il trecentoventiduesimo anniversario della morte terrena (avvenuta nel 1699) di Prudensa Pisa che, nel 1670, aveva cambiato il nome in Serafina di Dio.

Era nata a Napoli il 24 ottobre 1621, da genitori capresi.

Dal 1971 penso e rifletto sul suo essere e sul suo vivere, e ne scrivo. Sempre più si rafforza in me la convinzione che nessun abitante dell’Isola di Capri sia stata superiore a lei.

Dall’età di due anni è sempre vissuta a Capri. Qui si è formata. Qui, nel 1662, ha fondato la Comunità Femminile del Santissimo Salvatore ed ha iniziato a costruire il relativo monastero. Qui ha scritto. Da qui è partita per fondare  o ricostruire cinque monasteri in terraferma. Ad Anacapri, nel 1683, ha fondato ed iniziato a costruire il Monastero di S. Michele.

All’inizio de Il Mulino di Suor Serafina, che scrissi e pubblicai nel 1999, in occasione del trecentesimo anniversario della sua morte terrena, ricordai che, come è detto nel Siracide, mentre di tantissimi che si sono susseguiti è come se non ci fossero mai stati, resta la memoria di coloro che furono virtuosi, ed i loro meriti non saranno mai dimenticati.

Suor Serafina di Dio fu donna di virtù, per questo non è stata né sarà mai dimenticata.

Del resto a ricordar quotidianamente i suoi meriti c’è la chiesa del Santissimo Salvatore (detta erroneamente di Santa Teresa) a Capri. E la chiesa di S. Michele ad Anacapri che, quando il turismo non è fermo, viene visitata ogni giorno da uomini e donne di ogni parte del mondo.

Sempre fedele al suo credere che Dio è creatore di tutte le cose visibili ed invisibili e che inviò in terra il Figlio Gesù per salvare tutti, ella fu, nello stesso tempo, donna di contemplazione e di azione. E non solo di azione, a cui invita il nostro tempo tralasciando la contemplazione, indispensabile per dare giusto orientamento all’agire, che altrimenti si riduce ad un gretto utilitarismo pratico.

Mi par che non ci si sia mai soffermati sul cambiamento del cognome di Prudenza da Pisa in di Dio, che è un complemento di denominazione

Forse lo scelse per ricordare in ogni momento a se stessa, ed agli altri, che era stata creata da Dio, che apparteneva a Lui, che da Dio veniva e verso Dio andava.

Nel parlare e nello scrivere su di lei, il cognome che ella scelse è quasi sempre tralasciato. Ciò anche, se non principalmente, perché il di Dio sorprenderebbe in un tempo nel quale predomina il secolarismo, che ritiene Dio ininfluente per il vivere degli uomini, quando non lo ritiene addirittura inesistente.

Fin che ci saranno uomini (e Capresi) che comprenderanno la fondamentale importanza della contemplazione e che crederanno in Dio e nel Santissimo Salvatore, Prudenza Pisa, poi Suor Serafina di Dio, non potrà mai essere dimenticata. Sarà sempre ammirevolmente ricordata.

I suoi scritti

Prudenza Pisa, diventata Suor Serafina di Dio, della quale mercoledì 17 maroz ricorrerà il trecentoventiduesimo anniversario della morte terrena, avvenuta nel 1699, dall’età di due anni visse a Capri. Qui non c’erano scuole pubbliche per cui fu, per lo più, un’autodidatta, e di limitata erudizione.

Nonostante questo, dopo aver istituto nel 1661 la Comunità Femminile del Santissimo Salvatore ed esserne diventata la Superiora, su invito dei padri spirituali iniziò a scrivere relazioni, soliloqui, colloqui spirituali ed anche trattati e massime per le sue consorelle.

Per ordine della Sacra Congregazione dei Riti, tutti i suoi scritti furono ricercati e riuniti per il Processo di beatificazione. Ed attualmente esaminati sotto l’aspetto religioso dei teologi consultori.

Scrivendo spontaneamente quel che, avendolo in sè, sentiva di dover scrivere, senza averlo voluto né immaginato, è diventata il primo scrittore dell’Isola di Capri dell’età moderna.

Un elenco completo dei suoi scritti è contenuto in una delle Positio del Processo di beatificazione. Un altro è nella Bibliotheca Carmelitana del 1752.

Fino al 1745 di lei erano state raccolte 2167 lettere, delle quali 1504 riunite in due volumi, che inspiegabilmente sono andati perduti.

Tutti i suoi scritti dovrebbero essere ricertati ed attentamente ricontrollati.

Sarebbe un dovere dell’intera isola ed opera di grande cultura se essi fossero riuniti e pubblicati in un volume.

 L’aiuto di San Giuseppe

   IL 22 aprile 1689 suor Serafina di Dio si trovava nel Monastero di Torre del Greco, dedicato all’Immacolata Concezione, che nel 1685 aveva riformato su invito dell’arcivescovo di Napoli cardinale Innico Caracciolo, quando un inviato del Santo Uffizio le portò l’ordine di ritornare entro tre giorni a Capri, per essere segregata nella sua cella del Monastero del Santissimo Salvatore.

Decise di partire nello stesso giorno. Nessuna barca di Torre del Greco fu disposta ad accompagnarla, anche perchè il giorno prima c’era stato un tragico naufragio. Si recò allora alla marina di Castellammare di Stabia dove, nonostante il consiglio negativo di tanti altri, trovò alcuni marinai disposti ad accompagnarla con la loro feluca (piccolo veliero con lo scafo stretto e allungato, munito di due alberi a vele latine).

Prima della partenza si raccomandò a S. Giuseppe, che con sicurezza e tranquillamente aveva guidato Maria e Gesù da Betlemme in Egitto.

Il mare continuava ad essere agitato, i coraggiosi marinai della feluca preoccupati. Ma per tutta la navigazione a lei parve di vedere S. Giuseppe camminare accanto alla feluca sul mare che rendeva calmo.

Così potè raggiungere Capri e recarsi al Monastero del Santissimo Salvatore, dove restò segregata nella sua cella fino al 19 ottobre 1691.

 di Raffaele Vacca