Mons. Alfano: La fede è una relazione con Dio che va coltivata intensamente

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

Accresci la nostra fede! Così si rivolgono gli apostoli a Gesù avendolo ascoltato e capito che è importante rimanere in rapporto con lui e aprissi al dono di Dio.

Accresci la nostra fede, certo la fede non si può misurare quasi sia una realtà che cresce materialmente, eppure Gesù nella risposta glielo fa notare, se aveste fede quando un granellino di senape e la fede è qualche cosa che intensamente deve entrare nella nostra vita e trasformarla, perché la fede opera prodigi, compie miracoli, rende possibile ciò che umanamente è irraggiungibile e così Gesù ne approfitta per aiutarli i discepoli di allora, come noi oggi, a comprendere che la fede è una relazione con Dio che va coltivata intensamente.

Una piccola parabola che prende spunto dalla realtà dei suoi tempi: un servo che torna dal lavoro e il padrone certo non gli dice siediti a tavola, continua il tuo lavoro, prepara da mangiare, servi per tutto quello che è necessario alla fine mangerai anche tu.

Non è che Gesù vuole insegnare i rapporti da conservare nella distinzione tra servo e padrone ma prende spunto da questo che era un atteggiamento comune per dire alla fine il servo che cosa ha fatto ha fatto il suo dovere quello che doveva fare lo ha compiuto e così ha portato a termine la sua mansione. Prende spunto Gesù per dire a noi, nei confronti di Dio, non nei confronti degli altri, noi siamo dei servi. Lui è venuto per servire, il servo davanti agli uomini perché è servo davanti a Dio.

I servi che fanno quello che gli viene chiesto dal Signore non avanzano nessuna pretesa, ecco la fede, fidarsi di Dio quando avete fatto tutto quello che vi è stato chiesto dite: siamo servi, una parola che ci suona un po’ strana o difficile, inutili che non vuol dire servi che non valgono niente, servi da disprezzare, semplicemente servi, gioiosamente servi, ubbidiamo, facciamo quello che ci viene chiesto dal Signore, siamo contenti di essere ai suoi ordini, perché così cresce la nostra fede viviamo due fratelli e testimoniamo al mondo la vera libertà.

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