Pellegrinaggio a Fatima: terzo giorno, 12 luglio Messa nella Cappella delle Apparizioni

Mons. Alfano: “Andare incontro ai fratelli”

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Oggi, sabato 12 luglio, terzo giorno del pellegrinaggio diocesano a Fatima. Stamattina, dopo la visita al Museo Luce e Pace e al Santuario, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, ha presieduto la messa in italiano presso la Cappella delle Apparizioni. “Un cielo nuovo e una terra nuova: così la Parola di Dio ci invita a guardare la nostra vita, il nostro mondo, soprattutto il nostro futuro – ha detto nell’omelia il presule -. Come sarebbe bello un mondo veramente nuovo, senza guerre, senza violenze, senza sofferenze, senza ingiustizie, senza offese rivolte alle altre persone. Non solo noi, ma ogni creatura umana porta nel cuore un desiderio di un mondo così, che purtroppo neppure noi vediamo realizzato”.

La promessa di Dio al Suo popolo attraverso l’Eucaristia “non riguarda un futuro che verrà chissà quando. No, il cielo nuovo e la terra nuova sono qui. Noi lo sappiamo e lo crediamo: è Gesù che ci consente di vedere realizzata la promessa di Dio”. Di qui l’invito a “seguire Gesù”, “guardando a Maria, perché impariamo da Lei a seguire Gesù e ad accogliere questo dono: un mondo senza lacrime, senza emarginazione o, come ci ricorda Papa Francesco, un mondo in cui nessuno subisce più la cultura dello scarto”. Allora, “seguiamo Gesù come Maria. Il Vangelo l’ha presentata come discepola fedele fino alla croce”.

“Tutti sappiamo che è bello ed entusiasmante – ha proseguito l’arcivescovo -, ma anche difficile seguire Gesù, quando dobbiamo portare la croce”. Ma come può Dio chiederci di scegliere la croce? Ancora una volta, ha sottolineato mons. Alfano, “il Vangelo ci invita a guardare la Madre di Gesù, ai piedi della croce”. Ma “Maria vedeva questo cielo nuovo e questa terra nuova? Vedeva davanti agli occhi una scena di crudeltà, ma non è scappata, nel buio ha chiesto aiuto a Dio. Questo è il fondamento della nostra speranza”. Si tratta di “una fede forte che, anche quando non vede, continua ad attendere e a invocare”. Maria ha ricevuto il dono da Gesù morente: “Donna, ecco tuo figlio”. “Il dolore che tante volte ci chiude in noi stessi e non ci fa vedere altro intorno a noi se non sventura, tragedia e angoscia in Maria si è trasformato in apertura, accoglienza, disponibilità a far entrare nella propria vita l’altro. Dalla croce – ha fatto notare il presule – nasce la Chiesa perché Maria sperimenta, da allora in avanti e per sempre, la maternità”.

Mons. Alfano invita a imparare questo da Maria: “Rimaniamo anche noi ai piedi della croce, senza fuggire, non perché amiamo il dolore, ma perché amiamo Dio e in Lui, per mezzo di Gesù, riceviamo in dono i fratelli che accogliamo come segno della Sua presenza. Prendiamo a cuore le sorti degli altri e facciamo sì che quanto vive l’altro sia vissuto anche da noi. Nasce una comunità che qui nell’Eucaristia sperimentiamo come dono gratuito del Signore”. I pastorelli, ha ricordato l’arcivescovo, “hanno vissuto questa esperienza e perciò non hanno vissuto per sé. Questo è il compito della Chiesa, di tutti i discepoli del Signore, che devono annunciare che il cielo nuovo c’è ed è iniziato nel momento in cui anche noi andiamo incontro ai fratelli senza più barriere e separazioni. Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, ci ottenga il dono della pace, dell’amore e della vita senza fine”.

Via Crucis
 
Nel pomeriggio si è celebrata la Via Crucis. L’arcivescovo alla XV Stazione ha offerto una meditazione. “Per raccontare la risurrezione non ci sono parole, perché non c’è un’esperienza umana. Noi ci fermiamo alla morte. E poi? Siamo qui di fronte ai segni che hanno aperto il cammino della fede e alla tomba vuota, inspiegabile da un punto di vista umano”, ha osservato mons. Alfano. Il presule ha fatto notare che fin qui si tratta pur sempre di segni, che potevano essere interpretati in vario modo. Ma la risurrezione ha effetti dirompenti e lo vediamo nella vita dei discepoli che “da paurosi diventano coraggiosi”. E non solo: “È cambiata la vita delle donne, che vanno al sepolcro pensando di dover piangere un morto e invece trovano l’angelo, che rende più accessibile all’uomo il messaggio di Dio”. Come è accaduto ai pastorelli, che “abbiamo ricordato tante volte lungo la strada”. Le donne hanno incontrato, dopo l’angelo, il Signore e “cambia la loro vita”.

 

“Noi abbiamo vissuto la Via Crucis – ha affermato mons. Alfano – lungo la strada percorsa dai pastorelli tante volte. Abbiamo pregato meditando sul mistero della croce di Gesù e della sofferenza del nostro mondo. I pastorelli hanno visto questo mondo trasformato in inferno, un mondo che anche oggi è pieno di inferno. I pastorelli lo hanno visto e sono rimasti sconvolti, ma se ci si ferma solo lì non è ancora la fede cristiana. Maria non si è presentata in abiti dolorosi, anche se i pastorelli l’hanno vista pure così: si è presentata più splendente del sole”. È “la Pasqua: noi la Pasqua non la possiamo raccontare, ma la possiamo vivere. Tutte le volte che nella vita abbiamo incontrato persone che ci hanno testimoniato la Pasqua del Signore, siamo stati resi un po’ più vicini al mistero di Dio”. L’arcivescovo ha invitato a immaginare i volti dei tre pastorelli: “Li abbiamo visti nella loro semplicità, povertà, quasi rozzezza, ci sembra. Immaginate questi volti di bambini che seguono Cristo crocifisso, ma contemplandolo sempre alla luce di questo sole”. Questo è “il miracolo del sole, di questa vita di Dio che entra. Se noi portiamo nel mondo un po’ di questa luce, saremo anche noi testimoni del Risorto in questo mondo che oggi più che mai ha bisogno di risurrezione”.