Progetto di Alessandro Bellini

Il sagrato, memoria dell’Atrium delle vicine ville stabiane, è luogo che già separa dal mondo, offrendo una prima accoglienza e una sorta di ristoro ai fedeli, grazie anche all’ombra della ginestra, albero sotto il quale il profeta Elia andò a riposarsi. Il portico prosegue questo compito di raccoglimento e protezione.
L’edificio si compone di due parti: un basamento murario bianco, che con la sua matericità scavata allude ad un grembo, e la copertura metallica forata che, con la sua forma, ricorda un monte e rimanda anche alla corona della Beata Vergine.
Il grande portale strombato dell’aula liturgica accoglie i fedeli in un primo spazio che prepara ed accoglie, comprimendo lo spazio prima di aprirsi sull’aula che, sovrastata da una copertura color bronzo intenso, bassa per poi salire verso la zona dell’abside, staccata dalle pareti, permette alla luce di penetrarvi ed allude ad un altro Oltre. La luce, dalla penombra, diventa fragore attirando l’attenzione del fedele verso l’altare.