Secondo Martedì di Quaresima: abbracciamoci ed esprimiamo il bene che vogliamo

 Secondo appuntamento con i Martedì di Quaresima e questa volta ci troviamo presso la Chiesa di Sant’Antonino di Arola, Vico Equense. Tutto inizia con i free hugs, un accoglienza d’amore.
 
“Questi martedì di Quaresima in preparazione alla Pasqua dei giovani, che vivremo a sant’Agata la vigilia della domenica delle Palme, hanno come filo conduttore il brano della Visitazione di Maria ad Elisabetta – queste le parole di Don Raffaele che ha accolto i giovani della diocesi – Lo ascoltiamo un attimo, leggendo Lc 1, 39-45. Maria, insieme con Giuseppe e con Gesù nel grembo, si mette in cammino, e martedì scorso a Marina Grande di Sorrento don Roberto ci ha parlato della necessità ma anche delle difficoltà di metterci in cammino: io voglio camminare, io voglio capirci qualcosa in più di questa vita, della mia fede, io voglio stare bene e fare del bene! Ma tante sono le difficoltà che la vita ci presenta e che ci possono scoraggiare, possiamo essere legati ad un nido o ad una tana, il nostro auricolare, lo schermo di uno smartphone, la nostra stanza, legati a nostre sicurezze che non vogliamo lasciare, come ad esempio la casa, la mamma a cui sempre chiedere consiglio, o le relazioni con altri vissute non in modo libero. Oggi, dopo 120 km di cammino, la scena si sposta all’ingresso della casa di Elisabetta e Zaccaria”.
 
L’incontro tra Maria ed Elisabetta che potrebbe sembrare l’arrivo del cammino è solo una tappa, una tappa di conferma, perché tutti hanno bisogno di conferme. “Mi ami ancora?”, “Mi vuoi bene?” e poi ci rimettiamo in cammino.
 
Dio conferma il suo amore ogni giorno, sempre, perché ogni giorno esce il sole o viene la luce, perché ogni giorno si sente una spinta dentro ad andare avanti o a cambiare, mille segni, mille conferme del suo amore. Perché noi siamo così avari nel darle? Da quanto tempo non dai un bacio a tua mamma, a tuo padre, non li abbracci? Sei accogliente? Sei sorridente?
 
L’abbraccio è un luogo propizio per guardare il mondo da una prospettiva diversa che è quella del “noi”. E non c’è per forza bisogno di parole, “il linguaggio dell’amore è un linguaggio segreto e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso”, scriveva Robert Musil.
 
“Ci si abbraccia per ritrovarsi interi”, pensava Alda Merini, e aveva ragione. Lo sguardo seziona, giudica, misura, oppure cerca di possedere a distanza, l’abbraccio, invece, cancella la distanza ma non ha bisogno del possesso, è la festa di accogliere l’altro tutto intero per come è. È liturgia della vicinanza, della benevolenza, della benedizione di potersi accompagnare a vicenda. Rieduchiamoci, allora, a vicenda a questa comunicazione accogliente, empatica, solidale, che ci aiuta ad affrontare con più fiducia, sapendo che non siamo soli, il caos del mondo.
 
Significativo è stato il gesto che ha avvolto il cuore dei tanti giovani presenti: l’arcivescovo Mons. Alfano abbraccia i presenti, un gesto che conferma che siamo voluti bene, possiamo camminare e impegnarci ancora senza scoraggiarci per costruire qui il Regno di Dio.