Omelia Messa Crismale 2022

13-04-2022

OMELIA DELLA MESSA CRISMALE

CATTEDRALE DI SORRENTO

MERCOLEDI SANTO 2022

 

Cari amici,

le parole del profeta Isaia risuonano, ancora una volta, in questa solenne assemblea radunata per la celebrazione annuale della Messa Crismale. Danno vigore al nostro cammino di discepoli del Crocifisso risorto, comunicano entusiasmo e speranza al Popolo di Dio. Indicano per tutti una meta, che supera le nostre attese e ci riempie di grato stupore: “l’anno di grazia del Signore” (Is 61, 2). Il profeta parla di sé e del compito che ha ricevuto, per nulla facile e ricco di incognite: far rinascere la gioia nella vita dei poveri, alleviare le sofferenze e sanare le ferite degli afflitti, facilitare il cammino verso la libertà a tutti coloro che ne sono stati privati. Ma si riferisce nello stesso tempo alla missione che Dio affida a tutto Israele, chiedendogli di passare dalla sfiducia alla responsabilità, dalla divisione all’unità, dalla chiusura sul presente alla capacità di guardare lontano. Sarà mai possibile che ciò accada? La certezza del profeta non poggia sull’analisi delle risorse disponibili e neppure sull’abilità dei membri più dotati della comunità. Egli confida totalmente nel Signore. Ne è del tutto sicuro. Crede fermamente nell’opera di quel Dio che non ha mai tradito il suo Popolo, non lo ha mai lasciato solo nelle dure prove che ha dovuto attraversare. Tutta la comunità dei figli di Israele può, insieme a lui, attestare: “lo spirito del Signore Dio è su di me” (Is 61, 1).

L’itinerario quaresimale che ci ha preparati alla Pasqua è stato anche quest’anno segnato da eventi drammatici, che toccano la vita di tutti i popoli della terra. La pandemia dalla quale lentamente stiamo uscendo ha lasciato segni profondi nella vita dei singoli e delle comunità, sconvolgendo abitudini consolidate e accelerando processi di trasformazione già in atto da tempo. Non possiamo chiudere gli occhi e far finta di niente. Il passato bruscamente interrotto non torna più, mentre la fatica di costruire un futuro nuovo riguarda la società civile come la comunità ecclesiale. Uno scenario poi, assurdo e tragico, con la guerra nel nostro continente ha cadenzato i nostri passi, giorno dopo giorno, rendendo il tempo forte proposto dalla liturgia ancora più intenso e impegnativo: la sofferenza dei più fragili, dai piccoli agli anziani, ci ha tramortiti, suscitando tanta commovente generosità insieme a laceranti domande su cosa sia giusto fare in una simile inaudita contingenza. La scelta intanto di Papa Francesco, non subito capita e accolta da tutti, si manifesta oggi nella sua sorprendente carica profetica: un Sinodo della Chiesa universale che coinvolga tutti i battezzati, senza esclusione di nessuno, per ascoltare insieme la voce dello Spirito che parla attraverso l’esperienza di ognuno e continua a guidare il Popolo verso la terra della libertà e della pace. Il Sinodo sulla sinodalità rappresenta veramente per noi tutti “l’anno di grazia del Signore”!

Carissimi fratelli presbiteri, il rinnovo degli impegni assunti nel giorno della nostra ordinazione, che tra poco vivremo con nuovo stupore e vivo senso di responsabilità, chiama in causa la nostra missione di pastori dinanzi alle sfide del tempo che stiamo vivendo. Sorgono dal cuore alcune domande: come accompagnare e sostenere il cammino delle nostre comunità, senza lasciarci prendere dall’ansia di risultati immediati?, come superare la tentazione dell’individualismo pastorale e della prepotenza clericale, che ci fa escludere chi si trova su una sponda diversa dalla nostra?, come fare dell’ascolto sincero e profondo la regola fondamentale dei nostri rapporti, per un autentico discernimento ecclesiale aperto alle novità dello Spirito? Non c’è ovviamente una risposta definitiva, ma provo a indicare alcune piste alla luce dei primi passi del cammino sinodale avviato anche nella nostra Chiesa diocesana.

Innanzitutto mi preme sottolineare quanto è sotto i nostri occhi, in modo particolare negli ultimi mesi. Nella misura in cui noi per primi ci siamo lasciati interrogare dalle vicende di chi ci sta accanto e abbiamo fedelmente portato al Signore il grido di dolore che sale ancora dalla terra al cielo, abbiamo toccato con mano la potenza dell’amore divino e siamo stati testimoni diretti delle sorprese dello Spirito. C’è motivo più che sufficiente per non scoraggiarci e non essere pessimisti, pensando che il nostro operato finisca nel nulla. Non dobbiamo, lo ricordo a me e a voi, misurare l’efficacia del nostro ministero dai risultati ottenuti. Attenzione al rischio diabolico di contarci in ogni iniziativa, fermandoci a ciò che appare e cercando gratificazioni che durano poco. È molto più dirompente la conversione di un penitente rispetto a una manifestazione ben riuscita. L’opera di Dio passa attraverso le coscienze: se illuminate dalla Parola e sostenute da esperienze di vera fraternità possono testimoniare la bellezza dell’incontro con il Signore e l’avvio di un cammino di comunione autentica. Come l’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto, anche noi rivolgiamoci spesso alle nostre comunità dichiarando loro: “noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede, siamo invece i collaboratori della vostra gioia” (2 Cor 1, 24).

Riguardo poi alla cultura della pace, terribilmente insidiata da un modo sbrigativo e violento di risolvere le questioni, ci sentiamo tutti chiamati in causa. E noi annunciatori del Vangelo non possiamo assumere una mentalità mondana, nascondendoci dietro una maschera di perbenismo religioso. Siamo i discepoli del Cristo povero e mite, crocifisso tra i malfattori. Abbiamo ricevuto, in quanto apostoli del Risorto, il mandato di comunicare il dono della pace come segno inequivocabile del Regno di Dio inaugurato con la sua Pasqua. Ci è stata affidata una missione speciale e urgente: contribuire, come testimoni e compagni di viaggio, all’edificazione di un mondo nuovo, fondato sulla fraternità e sull’amore, perché giustizia e misericordia siano i pilastri della famiglia umana. Non è utopia irrealizzabile. Per noi, chiamati a metterci ogni giorno alla scuola delle Beatitudini, è stile inconfondibile di vita: ne va della credibilità del nostro servizio e ancor prima della forza attrattiva del Vangelo. Non abbiamo dunque timore, vinciamo ogni esitazione e rendiamo le nostre comunità autentiche scuole di pace! Non dimentichiamo mai però che per essere educatori coerenti dovremo incarnare noi per primi il modello di vita che proponiamo: umili e gioiosi, semplici e aperti, pronti ad accogliere chi ha sbagliato e disposti al perdono illimitato. Il segno più forte ed eloquente della nostra credibilità è dato dalla fraternità sacerdotale, che in varie forme si va diffondendo sempre più nel nostro presbiterio. Che si possa dire anche di noi, come delle prime comunità cristiane: “guardate come si amano”!

Che pensare dunque del cammino sinodale, giunto ora anche nella nostra Chiesa diocesana alla conclusione della sua prima tappa? Dobbiamo riconoscerlo: stiamo passando dalle esitazioni e dalle incertezze dei primi passi alla sorpresa di un coinvolgimento fecondo e promettente, che in alcune Unità Pastorali ha già permesso di mettersi in ascolto di esperienze e realtà al di fuori dell’ambito ecclesiale. Lasciamoci ogni giorno guidare dallo Spirito, facendo attenzione a quanto ognuno porta con sé e impegnandoci in un percorso che ci faccia uscire dal nostro ristretto piccolo mondo: non si tratta semplicemente di una scelta strategica per coinvolgere più persone nella partecipazione attiva, ma di un vero e proprio cambio di stile. Lo esige la natura stessa della Chiesa, Popolo di battezzati rivestiti della stessa dignità e chiamati all’unica missione di annunciare il Vangelo, testimoniandolo nella vita quotidiana.

È la vocazione che ci accomuna tutti e che esige innanzitutto da noi pastori un rinnovamento coraggioso e urgente nelle modalità concrete dell’azione pastorale e, prima ancora, nella nostra vita di discepoli dell’unico Maestro, per camminare insieme. Insieme ai consacrati e alle consacrate vogliamo cercare modi nuovi per seguire Cristo con radicalità e servire i poveri con amore gratuito, diventando segno profetico del Regno di giustizia e di pace che attendiamo con speranza. Insieme alle nostre comunità parrocchiali ci sentiamo chiamati a costruire spazi di comunione fraterna, dove sia offerta la possibilità di vivere il Vangelo nella sua forza dirompente di apertura e di vicinanza che vinca ogni barriera o pregiudizio. Insieme ai giovani e ai ragazzi – e qui avvertiamo tutta la bellezza e la fatica del tempo di transizione che stiamo attraversando – vorremmo provare a dare corpo ai sogni, senza arrenderci alla tentazione di gettare la spugna o al rischio di non alzare più lo sguardo verso l’alto. Insieme alle comunità civili e sociali avvertiamo forte il bisogno di trasformare le città e i paesi nei quali viviamo in luoghi vivibili per tutti, dicendo con determinazione il nostro “no” a ogni forma di emarginazione e di sfruttamento, di corruzione e di malavita, valorizzando con intelligenza e lungimiranza le numerosissime risorse naturali che caratterizzano il nostro territorio, trasformando gli ostacoli in opportunità e i beni comuni in ricchezza umana condivisa.

Nella Messa di apertura del percorso sinodale nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha evidenziato che fare Sinodo è seguire le tracce di Gesù:

“è scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti, religiosi e laici, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali. Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono”.

Sì, carissimi, accogliamo con fiducia il forte invito del Papa. Non insonorizziamo il cuore! Non blindiamoci dentro le nostre certezze! Con stupore faremo esperienza dello Spirito, impregnati del delicato e seducente profumo del Crisma che tra poco consacreremo, per condividere con tutti

LA GIOIA DEL VANGELO NELLA COMPAGNIA DEGLI UOMINI!

AMEN.