Omelia per l’apertura dell’anno liturgico-pastorale 2023-2024

25 novembre 2023 Solennità di Gesù Cristo, Re dell’universo
25-11-2023

Cattedrale di Sorrento

25 novembre 2023

Solennità di Gesù Cristo, Re dell’universo

Omelia per l’apertura dell’anno liturgico-pastorale 2023-2024

          Cari amici,

abbiamo appena ascoltato nel Vangelo un’affermazione stupenda, che ci riporta al disegno salvifico di Dio e ci rimanda alla nostra missione di discepoli del Crocifisso-Risorto: “davanti a lui verranno radunati tutti i popoli” (Mt 25, 32). Si rimane senza parole. Ci sentiamo avvolti dalla potenza di Colui che tiene in mano le sorti della storia: nel giorno del raduno finale Egli ci chiederà conto di come abbiamo messo a frutto il dono della libertà, che ci rende partecipi della sua bontà infinita. Ci prepariamo così a entrare in un nuovo anno liturgico-pastorale, consapevoli della grandissima responsabilità a noi affidata: essere segno della chiamata universale alla santità e strumento della fraternità tra i popoli, superando incertezze ed esitazioni, paure e chiusure di ogni tipo. Se il fine della storia è ritrovarsi tutti davanti al Re come figli di un unico Padre, nostro compito sarà di imparare a camminare insieme.

Il Sinodo sulla sinodalità, avviato in ogni chiesa cattedrale (anche nella nostra) due anni fa, dopo la tappa diocesana e quella continentale, con la celebrazione della prima sessione a Roma nello scorso mese di ottobre, viene ora restituito alle Chiese locali con la relazione finale maturata dai padri e dalle madri sinodali, che si ritroveranno di nuovo a Roma nell’ottobre del prossimo anno per poi consegnare al Papa il frutto finale del cammino fatto insieme, perché possa decidere davanti a Dio e al suo Popolo quali vie seguire per essere oggi Chiesa fedele al suo Signore. Il cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, nel frattempo, ci vede ancora coinvolti nel passaggio dalla fase narrativa e dell’ascolto a quella sapienziale e del discernimento. Nessuno può sentirsi esentato dall’offrire il suo contributo: siamo davvero tutti responsabili!

Ecco cosa possiamo ricavare dalla scena solenne che l’evangelista Matteo ci propone: il criterio con cui il Signore ci giudicherà è consegnato a noi suoi discepoli perché nell’oggi della storia ne facciamo tesoro e impariamo a discernere fin da ora ciò che dobbiamo fare. Ogni gesto ha la sua importanza. Tutto ci rimanda al rapporto con Gesù, il centro della storia. “Ho avuto fame…, ho avuto sete…, ero forestiero…, nudo…, malato…, ero in carcere…” (Mt 25, 35-36). La sorpresa dei giusti: “quando mai ti abbiamo visto…?” (Mt 25, 37-39) non ci esime dalla fatica della decisione che oggi siamo chiamati a prendere, perché “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Carissimi fratelli e sorelle, fermiamoci a considerare l’importanza del discernimento comunitario per le nostre comunità e per lo slancio missionario, tanto necessario anche nella nostra Chiesa diocesana. Come abbiamo apprezzato la modalità della conversazione nello Spirito, che oramai va diffondendosi in tante comunità ecclesiali perché tutti  siano partecipi della vita del Popolo di Dio, così ora dobbiamo fare un passo avanti, anzi un vero e proprio salto di qualità. Il passaggio che ci aspetta è impegnativo e difficile, ma non possiamo tirarci indietro. Se vogliamo uscire dalla tentazione del clericalismo, che in certi momenti sembra la soluzione più comoda per tutti, sia preti che laici, occorre che con umiltà e fiducia ci mettiamo al lavoro e apprendiamo l’arte del discernimento, non solo nella vita personale di ciascuno di noi ma anche e soprattutto nel cammino delle nostre comunità. Insieme cerchiamo le vie da percorrere per condividere la gioia del Vangelo con i poveri del nostro tempo. Insieme individuiamo modalità nuove per farci compagni di viaggio dei nostri contemporanei, desiderosi di felicità e benessere. Insieme ci apriamo alla novità dello Spirito, per superare il comodo alibi del “si è fatto sempre così” o dell’ancora più ingiustificato e inaccettabile criterio “qui sono io che comando”. Nessuno da solo può arrogarsi il potere della decisione, proprio nessuno. Gesù ci vuole tutti servi, che insieme aspettano il suo arrivo e si preparano ad accoglierlo, aprendogli appena bussa.

Sarà necessario pertanto apprendere un metodo, così come è avvenuto nella prima fase del cammino sinodale. Alcuni nelle scorse settimane hanno già avuto la possibilità di farne una prima esperienza. Esorto tutti, accompagnati dai coordinatori delle Unità Pastorali e dai singoli Parroci, a rendersi disponibili e rispondere all’invito. Non facciamo mancare il nostro piccolo ma prezioso contributo. E soprattutto non priviamoci di quello degli altri. Il metodo è solo uno strumento, messo a nostra disposizione perché impariamo ad ascoltarci in profondità, ma ci aiuta a non perdere nulla di ciò che gli altri aggiungono al nostro pensiero fino a modificarlo per poter fare insieme un passo avanti. Il discernimento comunitario impegna tutti non solo a valorizzare ogni contributo, anche quelli più distanti dal proprio, ma soprattutto a fare una scelta che non sia frutto di compromesso e tantomeno di imposizione da parte dei più forti. Le proposte nate dall’apporto di ciascuno e dal confronto sereno, aperto alle sorprese dello Spirito, manifesteranno il punto d’arrivo del cammino e faranno crescere tutti nella comunione. Che gioia poter dire, a conclusione di questa tappa: ecco ciò che lo Spirito ci suggerisce e che vogliamo condividere con altri, con tanti, con tutti!

Un’altra sottolineatura desidero fare con Voi, chiamati con me a rendere la Chiesa di Dio pellegrina in Sorrento-Castellammare di Stabia più aperta al soffio dello Spirito. Non abbiamo paura di aprire le porte a tutti. Non escludiamo nessuno. Non giudichiamo chi è diverso da noi e non puntiamo subito il dito da ipocriti. Facciamo sentire a ognuno la bellezza e la forza della chiamata del Signore, anche a chi ritiene di non poter partecipare alla vita della comunità. Proviamo a estendere il discernimento comunitario a ogni battezzato. Non siamo dei privilegiati né gruppi di eletti, ma accoglienti anche verso chi ci imbarazza. Ecco il criterio di discernimento che ci ha lasciato Gesù e che ci accompagnerà fino alla fine: “l’avete fatto a me”!

Carissimi, mi rivolgo in particolare ai membri del Consiglio Pastorale diocesano e dei Consigli delle Unità Pastorali: insieme a tutti coloro che fanno parte dei Consigli Pastorali parrocchiali Voi condividete la responsabilità di essere per primi coinvolti in questo impegnativo e urgente rinnovamento che lo Spirito sta indicando a tutta la Chiesa, dal Concilio ad oggi. Saremo capaci di prendere sul serio la missione che ci è stata affidata e trasformare la struttura piramidale, che ancora fa capolino in tante occasioni nel nostro cammino ecclesiale, in stile autenticamente sinodale? La comunione è garantita e promossa quando tutti sono riconosciuti nella loro pari dignità e i carismi dei singoli sono apprezzati e accolti. La missione della Chiesa poggia sulla comunione e cresce con la partecipazione attiva e consapevole dei singoli battezzati. Non si tratta soltanto di una riforma delle strutture, per riorganizzarsi meglio, in modo da rispondere adeguatamente alla nuova realtà. Provocati dalle tante sfide, spesso inedite oltre che globali, tutto il Popolo di Dio va alla ricerca di nuove forme per vivere la fede e testimoniare l’attualità e la bellezza della proposta evangelica. È un cammino che corre il rischio di arrestarsi in partenza se non lo facciamo tutti insieme, guidati dall’unico pastore Cristo Gesù, il Signore della storia e dell’universo!

Chi ci aiuterà in questa impresa, che ad alcuni potrebbe apparire ardua o addirittura fallimentare in partenza? Da dove partiremo, per ritrovare la gioia della compagnia lungo la strada e il coraggio della condivisione anche con chi si è inoltrato su altri sentieri, a volte impervi o rischiosi? Chiedo a tutta la Chiesa Sorrentino-Stabiese di volgere lo sguardo e l’attenzione della mente e del cuore insieme a me a Voi giovani. Aiutateci ad ascoltare senza pregiudizi ciò che Voi avete da dirci, anche quando potreste dispiacerci con i vostri racconti: attese deluse, confronti rifiutati, insufficiente valorizzazione di talenti, indifferenza al grido di aiuto che spesso sale silenzioso verso comunità distratte o impreparate. Le Vostre speranze ci stimolino a ritrovare lo stupore degli inizi e credere possibile la trasformazione dei sogni in realtà. Una Chiesa più aperta e bella, libera da orpelli e formalismi, capace di stare accanto senza pregiudizi a tutti fino a condividere il peso di chi si sente solo o fallito. Una Comunità che si fa famiglia, dove nessuno è sminuito a causa dell’età o della condizione di vita, ma ognuno è apprezzato e coinvolto nella costruzione della casa comune. Un Popolo in cammino, anzi in corsa come i due discepoli che la sera di Pasqua tornarono a Gerusalemme in fretta per narrare con il cuore colmo di meraviglia ciò che era loro accaduto. Il Risorto indichi anche a noi la via per aprirci alle sorprese dello Spirito e discernere la Sua presenza. Faremo così nostro lo stile di vita che dall’ascolto paziente va fino alla piena comunione nel dono di sé, proprio come ha fatto Lui:

 

Egli entrò per rimanere con loro” (Lc 24, 29).

Amen!