Lourdes, 26 luglio 2018 Ore 5.30
Ieri sera s’è fatto molto tardi, ben oltre il mio solito orario, ma in compenso sono andato a letto con il cuore colmo di gioia e di gratitudine al Signore. L’incontro serale infatti, pensato come momento conclusivo di questa breve e intensa esperienza di “giovani a Lourdes”, ci ha presi tutti nell’intimo e ci ha aiutati a comprendere ancora meglio quanto abbiamo condiviso. La serata di festa, preparata dai responsabili per il dopo cena, ha creato un ottimo clima perché ognuno potesse aprire il cuore e comunicare qualcosa di strettamente personale. Molti hanno preso la parola e se non si fosse fatto abbastanza tardi anche quelli più silenziosi di certo si sarebbero fatti coraggio per donare agli altri almeno qualche sensazione o forse anche di più… Una nota dominante ha caratterizzato tutti gli interventi ed è stata da qualcuno esplicitata in modo chiaro e sorprendente: la scoperta della diversità come una ricchezza e non come una disabilità! Confesso che anche io non ho potuto fare a meno di commuovermi per le parole così vere e coinvolgenti, pronunciate con emozione da alcuni e con immediatezza da altri. I gesti poi di chi è sulla carrozzella hanno detto ancor più dei discorsi: gratitudine, affetto, amicizia, tutto espresso in un abbraccio semplice e caloroso, mentre il silenzio generale diceva assai più di ogni parola. Di che cosa sono capaci i giovani quando vengono messi dinanzi alla realtà della vita con coraggio e fiducia!
Avrei tanto desiderato che ci fossero con me ieri sera tutti i nostri sacerdoti ad ascoltare questi ragazzi, per lodare insieme il Signore e riconoscere il dono che fa oggi alla nostra Chiesa diocesana attraverso giovani così straordinari. So che che ce ne sono tanti altri come loro nelle nostre comunità, tutti assetati di “acqua viva”. Attendono solo di essere ascoltati, voluti bene, incoraggiati. Cercano degli accompagnatori che non si sostituiscano a loro nel faticoso cammino di crescita, ma si affianchino come testimoni gioiosi dell’incontro con Gesù. Essi stessi saranno gli evangelizzatori dei loro coetanei e degli adulti, come ieri lo sono stati per me, per don Nino, don Paolo, don Antonio, don Marino… Bellissima anche la testimonianza dei seminaristi: non una semplice esperienza in più di servizio in sostituzione della tradizionale vacanza estiva con il vescovo, ma la possibilità concreta di mettersi in gioco e di ritrovarsi nella verità di rapporti profondamente umani, dove vale solo ciò che sei e che diventi grazie al dono dell’altro e non ciò che fai o il ruolo che ti prepari a svolgere nel futuro. Che bel dono abbiamo ricevuto, a nome di tutta la comunità diocesana, in questi giorni di grazia!
Tra poco celebreremo l’Eucaristia alla Grotta. Diremo il nostro grazie al Padre per l’amore che ci ha mostrato nel suo Figlio Gesù e ci lasceremo riempire dalla forza irresistibile dello Spirito, proprio come la giovane Bernadette che in questi giorni ci è stata vicina con la discrezione che l’ha sempre caratterizzata ma anche con l’entusiasmo e la fermezza di chi è andata avanti sapendo di non esser mai sola. La “bellezza” di un incontro con il Cielo e di una chiamata a vincere la mediocrità possono rendere la vita di una piccola e quasi insignificante creatura (la più ignorante di tutte, come lei stesa si definiva) l’inizio di una storia nuova anche per altri. Noi qui ne abbiamo fatto esperienza e ora siamo pronti a condividerla con tanti altri che forse l’attendono con ansia e ancora non lo sanno!