Sono appena terminati i lavori di restauro alla facciata della cappella di Santa Maria della Salute che, con questa operazione, è stata recuperata dall’anonimato in cui versava per il deperimento della pellicola pittorica e risalta ora particolarmente agli occhi di chi sale e scende per la strada Raffaele Bosco con gli accesi colori che la caratterizzavano già al momento della sua riedificazione, avvenuta tra il 1906 ed il 1909.
In tempo di guerra e pandemia risulta più che mai opportuno invocare la Madonna con il titolo della Salute, tenendo presente che “salus” in latino significa sia salute che salvezza. Non è un caso che la prima notizia della cappella dedicata alla Vergine con questo titolo, sorta a S. Vito sul confine tra la parrocchia di Bonea e quella dei Santi Ciro e Giovanni, risalga proprio al 1656, anno della grande pestilenza che desolò il Regno di Napoli e causò molte vittime nel territorio vicano. Se poi consideriamo anche la presenza al suo interno dell’immagine di S. Rocco affrescata accanto a quella della Madonna, Santo invocato particolarmente durante le epidemie, allora possiamo dirci sicuri che la chiesetta nacque come ex voto per lo scampato pericolo in quella tragica circostanza da parte degli abitanti della zona, che allora si chiamava Papacciola. Un titolo non solo molto attuale, dunque, ma che, per le misteriose vie della Provvidenza, predestinò la chiesetta ad accogliere il Santo Medico napoletano Giuseppe Moscati venuto a Vico agli inizi del Novecento in visita alla famiglia Parascandolo che allora ne curava la manutenzione ed il culto. In ricordo di ciò all’interno della cappella è esposta alla venerazione una sua immagine ed il 16 novembre 2015, ricorrenza liturgica di S. Giuseppe Moscati, a lui fu dedicato il largo retrostante la chiesa, già parte di Via S. Vito, ed una maiolica che lo raffigura fu murata a sinistra della porta d’ingresso.
Le due lapidi marmoree affisse sulla facciata raccontano brevemente la storia del tempietto; la prima, in latino, risalente al 1796, dice che in quell’anno la cappella, dedicata alla Madre di Dio con il titolo della Salute ma dal popolo chiamata Madonna delle Noci, in precedenza ancora più piccola e disadorna, fu ampliata ed ornata con il contributo dei fedeli. La seconda, in italiano, dice che il 18 aprile 1909 fu inaugurata la nuova cappella, rifatta sulla precedente poiché, a causa della costruzione della strada Raffaele Bosco avvenuta negli ultimi decenni del secolo precedente, la vecchia cappella si era venuta a trovare di circa tre metri sottoposta alla strada ed era stata rovinata dalla fortissima umidità. Ancora oggi è possibile scendere dalla nuova cappella ai resti di quella vecchia da una scaletta cui si accede dalla sacrestia.
Poche ma interessanti le testimonianze archivistiche sulla cappella; la prima, come dicevamo, risale al 9 ottobre 1656 e si trova in un rogito del notaio vicano Ferdinando De Turris. In esso si dice che donna Geronima Vanacore davanti alla porta maggiore della città di Vico dona alla Vergine Maria, chiamata popolarmente la Madonna delle Noci della località Papacciola, oggi S. Vito, un pezzo di terra ivi sito.
I Vescovi di Vico durante le periodiche Sante Visite Pastorali non mancavano di recarsi anche in questa cappella; le descrizioni più interessanti si trovano nelle Sante Visite di Mons. Paolino Pace, vescovo dal 1773 al 1792, e, ovviamente, riguardano il vecchio edificio che fu demolito nel 1906. In esse la cappella viene definita “rurale” e filiale della lontana chiesa parrocchiale di Bonea e si afferma che non aveva campanile ma tre camerette che ospitavano due eremiti; questi ne avevano cura e raccoglievano le offerte per il suo mantenimento e per la festa della Madonna che inizialmente ricorreva la seconda domenica di maggio e poi fu spostata al due luglio. La Madonna, affrescata sull’unico altare, era raffigurata mentre allattava Gesù Bambino ed era affiancata dai Santi Rocco e Margherita martire; quest’ultima, nella riedificazione della cappella, fu sostituita da S. Vito. Davanti alla sacra immagine pendevano tre lampade di argento e diversi ex voto ornavano le pareti.
La Madonna era anche invocata con il titolo “Delle Noci” e la cappella chiamata “Delli Sconnuce” poiché essa sorgeva in un vero e proprio bosco di noci; di questa antica e popolare denominazione rimane traccia nel toponimo, ampiamente storpiato, di Via Sconduci che oggi definisce quel tratto che, dopo aver incrociato Via Bonea, prosegue per l’interno verso la Via Nicotera e Via S. Maria del Toro, poiché il nome del tratto più prossimo alla cappella fu successivamente mutato in Via Madonnella. In ricordo di questo titolo popolare della Madonna della Salute nell’atrio della cappella si trova piantato un albero di noci i cui frutti, giunti a maturazione, vengono distribuiti ai fedeli. L’ultimo albero in ordine di tempo fu piantato nel 2004, essendosi seccato il precedente, per interessamento della compianta e solerte sacrestana Adelaide Franco che per molti anni si è presa cura della chiesa.
Il progetto del restauro di Santa Maria della Salute o delle Noci fu già stilato nel 2015 ma non fu attuato per mancanza di finanziamenti; se ne è resa ora possibile l’esecuzione grazie al bonus facciate messo a disposizione dallo Stato Italiano ed alla collaborazione tra la Parrocchia di Bonea, nel cui territorio ricade la cappella, l’Ufficio Diocesano dei Beni Culturali, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli e la Ditta Parlato di Vico Equense che ha materialmente e con grande competenza eseguito il lavoro.
Don Pasquale Vanacore