ll cammino sinodale delle Catechiste di Gragnano: l’incontro con Don Giuseppe Midili

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Continua il cammino sinodale delle Catechiste dell’UP di Gragnano: il 22 novembre, nonostante l’allerta meteo abbia stravolto alcune iniziative previste per l’evento, ha avuto ugualmente luogo il nostro secondo incontro con l’intervento straordinario di don Giuseppe Midili. C’era molta attesa per questo appuntamento interessantissimo nel tema e nelle sue non comuni possibilità di approfondimenti e di applicazioni pratiche. E i risultati non sono stati da meno: collegati online eravamo in tanti, catechiste e sacerdoti delle varie parrocchie di Gragnano, insieme al nostro Vescovo, Mons. Francesco Alfano, che con vivo interesse ha partecipato agli interventi e con noi ha pregato donandoci alla fine la sua benedizione paterna. Ed è stata, questa nostra seconda tappa, davvero particolare: visualizzata sugli schermi, è apparsa quasi come un “segno” del cammino insolito dei nostri ultimi anni, del nuovo e del buono che anche dal complesso si può trarre, dei canali diversi che il dialogo e l’evangelizzazione possono e devono comunque intraprendere.

Il tema “CATECHESI e ANNO LITURGICO”, pur presentandosi complesso nella sua articolazione, è stato affrontato con estrema chiarezza. Don Midili infatti, semplice ma incisivo e illuminante, ha offerto non pochi spunti di riflessione sia a chi non ha tanta dimestichezza con l’argomento, sia a chi già sta vivendo in parrocchia le esperienze da lui proposte e sostenute. Certo non è stata la sua (né voleva esserlo) una riflessione sistematica, ma un “tentativo di riflettere su modalità nuove”, questo sì, e lo ha fatto efficacemente attraverso provocazioni esperienziali che partivano dalla vita e alla Vita miravano. Inoltre ci ha dato la consapevolezza di cogliere, in una diversa ottica della catechesi, la grande opportunità di inserirci in un percorso nuovo e coinvolgente che già è in atto nella Chiesa, tanto che Papa Francesco ci sprona a “ripensare totalmente la Pastorale” non rispondendo più alle reali esigenze della comunità cristiana. Ricollegandosi infatti ad alcuni documenti della Chiesa (Desiderio Desideravi, Evangelii Gaudium, Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1171, Sacrosantum Concilium n.102) è stato evidenziato il rapporto inscindibile tra catechesi e anno liturgico, focalizzando in particolare l’attenzione sulla Liturgia, per poi passare all’anno liturgico e alla conseguenziale catechesi.

COS’È LA LITURGIA? Certamente non quello che noi facciamo per Dio – come si potrebbe pensare – ma un appuntamento a cui Dio ci convoca, una mensa preparata per noi a cui siamo invitati come protagonisti. Ogni celebrazione liturgica è l’incontro di Dio con il suo popolo, ma è Lui che sceglie di incontrarci e ci attrae – e nel Suo cuore di Padre fa una differenza profonda la nostra presenza o la nostra assenza – quindi la liturgia cessa di essere un obbligo per entrare in una dinamica d’amore. Illuminante è stato il riferimento a Lc. 22,7-13 in cui Gesù manda i discepoli a preparare per la Pasqua, ma è significativo che faccia notare che è già tutto predisposto. Questo è il compito degli operatori pastorali e dei catechisti: non sono chiamati a creare la liturgia, ma a curare i dettagli dove tutto già è preparato. È tutta la prospettiva che cambia: la liturgia è l’incontro col Signore, è stare con Lui, seguendo le indicazioni del Maestro.

L’ANNO LITURGICO celebra ciò che la liturgia celebra, cioè l’amore di Dio che si riversa nei nostri cuori attraverso segni, riti, parole, gesti. Nella Sacrosanctum Concilium al n°102 leggiamo che l’anno liturgico ci ricorda i misteri della redenzione e ci aiuta a vivere tutta la storia d’amore che Dio costruisce con il suo popolo in Gesù Cristo. Centro è la domenica in cui celebriamo la sua morte e resurrezione. L’anno liturgico è un percorso pedagogico che aiuta a contemplare i misteri della salvezza in ogni tempo ed è un dispiegarsi dei diversi aspetti dell’unico mistero pasquale (CCC 1171).

ANNO LITURGICO E CATECHESI – La catechesi di iniziazione cristiana impone di avviare/introdurre alla conoscenza di Cristo e, per fare ciò, ci guida a formare in maniera esperienziale. Questa non può essere opera di un singolo, ma deve essere dell’intera comunità: è la comunità che genera alla fede affidando ad alcune persone (i catechisti) una cura speciale per questa missione. I catechisti sono espressione viva di una comunità viva che non solo genera alla fede ma che poi accompagna nella crescita di fede. La nostra catechesi va orientata, più che ai sacramenti, all’incontro con Cristo Risorto. Solo così la prospettiva cambia completamente perché si attiva una formazione che guida, illumina e dà senso all’intera vita.

Dopo queste note basilari, qualche indicazione pratica soprattutto per la catechesi ai più piccoli che dovrebbero arrivare gradualmente alla celebrazione eucaristica, come la Chiesa antica ha fatto per secoli, l’eucarestia domenicale deve essere un “punto di arrivo” di un percorso, che poi di settimana in settimana viene ripreso in un cammino che continua per tutta la vita.

Importante è anche proporre una catechesi non in linea coi tempi della scuola come si fa di solito (non si inizia a settembre e si termina a maggio), ma che tenga conto dell’anno liturgico e dei tempi della Chiesa, proponendo anche ai bambini la partecipazione alle celebrazioni che scandiscono i momenti più importanti, curando che i piccoli facciano esperienza dell’incontro con Cristo nella comunità, gustando e approfondendo i segni, in una catechesi liturgica che aiuta tutti a riscoprire il mistero di Cristo in maniera esperienziale.

DIMENSIONE MISTAGOGICA. La Chiesa evangelizza per mezzo dei segni. La vita liturgica è fatta di segni, ma va ripresa la dimensione mistagogica che purtroppo abbiamo un po’perso: se i segni parlano, il cuore si interroga e viene trasformato, se i segni perdono forza altro prende significato… Tanto altro ci ha detto don Giuseppe, con esempi concreti riguardanti alcuni momenti dell’anno liturgico (il Natale, la Candelora, il Triduo Pasquale…) da vivere in modo esperienziale con i bambini e lasciare un segno nel loro cuore.

CONCLUSIONE. Alla fine solo il tempo per qualche domanda, perché i minuti passano in fretta quando l’incontro è piacevole e non stancante.

Ameremo un po’ di più l’anno liturgico e ci cureremo dell’aspetto mistagogico delle nostre celebrazioni? Certo è che abbiamo compreso che la nostra pastorale deve adeguarsi alle nuove esigenze della comunità cristiana e questo nostro cammino ci sta donando gli strumenti necessari per cambiare, non i contenuti, ma i metodi, perché la nostra catechesi possa diventare occasione d’incontro col Cristo Risorto e con il suo Amore.

Antonietta Grasso e Anna Guadagno