Terza tappa del nostro cammino: l’introduzione di don Salvatore Iaccarino, il canto, la preghiera, hanno creato l’atmosfera giusta per la riflessione, la meditazione e la successiva condivisione in gruppi, sulla pericope lucana che ben conosciamo come “Marta eMaria”, una Parola che ci interpella, ci tocca da vicino, che parla di noi, di chi siamo e di chi vorremmo essere, che ci aiuta a fermarci ai piedi del Maestro in questo Tempo di Avvento.
Don Filippo, in modo semplice ma incisivo, ci ha permesso di gustare il brano, situandolo nel contesto del tempo e dello spazio, collegandolo con quelli che erano gli usi e i costumi del tempo, scoprendo prospettive diverse che aprono spiragli nuovi al nostro modo consueto di leggere la Parola.
Abbiamo accompagnato Gesù, in cammino decisamente verso Gerusalemme, viaggio che, in Luca, non è geografico, è strano, diverso dagli altri vangeli. Luca racconta la fatica di Gesù e dei discepoli, racconta di come vengono accolti, racconta di un Gesù umanissimo e tenerissimo che “si prende cura”, ma che lo fa anche costringendo ad un testa-coda, è questa l’immagine inaspettata usata da don Filippo, che capovolge la visuale, che scuote gli animi, che costringe a rivedere le proprie certezze, a riformulare gli equilibri acquisiti, per non perdere di vista l’essenziale, “la parte migliore”.
Anche questa volta abbiamo imparato tanto, per la nostra vita quotidiana e per il nostro modo di essere catechisti, operatori pastorali, di essere Chiesa, e Chiesa in cammino.
È necessario trovare un equilibrio tra Marta e Maria, perché la Parola parli al nostro cuore… perché la catechesi, se pur nell’operatività faticosa, diventi incontro autentico con il Cristo… perché nella nostra chiesa, casa di tutti, possiamo sentire la presenza viva e vera di Gesù… perché nel volto di chi accogliamo ed aiutiamo possiamo vedere il volto di Cristo… perché nella nostra vita frenetica e piena di cose da fare, non lasciamo passare il Signore senza accorgercene… perché nel nostro tempo troviamo spazio per accoccolarci ai piedi del Maestro.